Stephen King Challenge: “Blaze”

Buon inizio settimana a tutti! Anche il blog The Mad Otter partecipa alla Challenge dedicata a Stephen King, una sfida libresco-fotografica creata da Clarissa di “Questione di Libri”, a cui vi indirizzo per consultare il regolamento dell’iniziativa.
TAPPE




Il libro protagonista di questa tappa è “Blaze”, scritto tra il 1972 e il 1973 ma pubblicato solo nel 2007 sotto lo pseudonimo Richard Bachman e con cui King pubblicò diverse altre opere.
TRAMA: Clayton Blaisdell Jr, detto Blaze, ha un fisico possente, è alto più di due metri e ha forza erculea, che però non va di pari passo con la sua intelligenza, poco più che quella di un bambino. Dopo un inverno freddo e senza particolari fonti di guadagno se non i piccoli furti, l’uomo pianifica il rapimento di un neonato, così da vivere di rendita per tutta la vita. Il socio con il quale progetta il piano è George, che però non è niente altro che un parto della testa di Blaze, poiché se è vero che George è stato un importante personalità nella vita dell’uomo, al momento non può essere in grado di interagire realmente, perché defunto ormai da tre mesi. Da solo, Blaze riesce comunque a portare a termine il rapimento di Joe, il piccolo erede di una importante dinastia, aiutato da quella che lui crede la presenza invisibile di George. 
LA SFIDA: In “Blaze” passato e presente si intrecciano per formare nella mente del lettore la figura controversa di Clayton che, come già si evince dalla trama, arriverà a rapire un neonato spinto dalla convinzione che l’amico George sia ancora con lui.
Rapite un libro di Stephen King e scattate una foto in cui il tema principale sia… il cambiamento.

Impegnatevi e stupiteci! La foto migliore vincerà il misterioso premio in palio!
Gli hashtag da utilizzare, vi ricordo, sono: #stephenkingchallenge #theblazeSKC

Buon divertimento!

A Party with Stephen King: Recensione di “L’acchiappasogni”


« Non sappiamo quali saranno i giorni che cambieranno la nostra vita. Probabilmente è meglio così  »

Con oggi si conclude “A Party with Stephen King”, l’evento volto a celebrare le opere del Re riedite da Pickwick in una nuova e bellissima veste grafica.
Stephen King è uno di quegli scrittori che figurano nel mio pantheon dei mentori: l’ho sempre ritenuto un uomo dalla mente brillante e affascinante, controverso e in un certo senso dannato.
King è un autore che è stato in grado di farsi conoscere praticamente in tutto il mondo, nonostante il rapporto con ognuno sia unico e schierato da una parte piuttosto che l’altra: o lo si ama o lo si odia.
Non sempre è riuscito a coinvolgermi, ma nutro un profondo rispetto per il suo lavoro e dedizione.
Quello di cui vi parlo oggi è un libro di cui piuttosto raramente si parla: L’acchiappasogni, adattato per il cinema nel 2003.
Per l’opinione pubblica è una delle sue opere meno riuscite, forse perché scritto durante il periodo di convalescenza successivo all’incidente stradale del 1999, che lo segnò profondamente.
Come con lo scrittore, anche con il terrore ho un rapporto altalenante. “L’acchiappasogni” è giunto a me in un periodo in cui desideravo ardentemente scacciare la negatività, proprio come l’oggetto del titolo del libro si dica che faccia con gli incubi.
Il risultato è stato soddisfacente e sicuramente del tutto inaspettato, in quanto ero convinta di addentrarmi in determinate atmosfere per venire catapultata in tutt’altro.
Ci troviamo a Derry, nota città dei libri ben più apprezzati It e Insomnia. Duddits, affetto da sindrome di Down, viene salvato da Henry, Jonesy, Beav e Pete, a cui decide di fare un dono speciale: il potere di “vedere la riga”.
Questi quattro si ritrovano ogni anno, fino all’età adulta, per una caccia al cervo nel Maine. Ma quando alla loro baita giunge un uomo apparentemente bisognoso d’aiuto, le loro esistenze si trasformano in un vero e proprio incubo.
“L’acchiappasogni” fa chiaro riferimento all’inquietudine provata nel guardare certi episodi di “X-Files”: l’elemento paranormale, però, non è il fulcro della storia, ma piuttosto lo è il forte legame d’amicizia che va oltre il tempo e affronta una sfida importante come la lotta tra il Bene e il Male e la cui chiave è rappresentata dal piccolo acchiappasogni del rifugio. 
La bellissima e contemporanea serie tv “Stranger Things” ha molto di questi elementi, ed è proprio sul fattore nostalgia che ha puntato il meritato successo. 
Fantascienza e horror si amalgamano alla perfezione per creare una storia intensa e dolorosa narrata attraverso gli occhi di personaggi realistici e ben costruiti, con cui non si può non essere empatici.
Non è un libro per tutti, specie per chi non riesce a digerire scene particolarmente scabrose. Ma sicuramente un libro sorprendente e meritevole di essere letto, che può fare da punto di partenza per opere sicuramente più note ed eccelse.
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