Recensione: “I Tredici” di Irene Lorelai Visentin

Se c’è qualcosa di più terrificante dell’orrore legato al paranormale e all’inspiegabile, lo si deve andare a ricercare nelle profondità dell’animo umano e con ciò che razionalmente non si riesce ad accettare. 
Questi “Tredici”, che danno titolo alla prima raccolta di racconti della Segreti in Giallo Edizioni, sono soggetti apparentemente comuni, con desideri, paure e peccati apparentemente comuni. Eppure, qualcosa scava nelle loro menti fino a tirare fuori il peggio anche dall’intenzione più innocente, trasformando ogni singola situazione nella più brutta che potessero sperimentare. Al tempo stesso, però, è come se ognuno dei protagonisti ne uscisse in qualche modo purificato, come se dal loro personale trauma trovassero comunque un’evasione che se dall’esterno può sembrare un epilogo inquietante, tragico o inaccettabile, per loro rappresenta una liberazione e un modo per convivere meglio con sé stessi.

La narrazione di ogni storia è enfatizzata dallo stile dell’autrice, che nel suo essere precisa e pungente crea la giusta atmosfera horror e fa tremare a ogni pagina. Al tempo stesso, la curiosità cresce per ogni racconto letto e per l’attesa di passare al successivo e scoprire cos’altro si è inventata per colpire e sorprendere.

Tra i miei preferiti spiccano soprattutto i primi due racconti, “Anita” e “Magda”. Un desiderio oscuro ossessiona la prima, così come una paura morbosa tormenta la seconda. Quasi all’opposto ma con soluzioni finali egualmente scioccanti.

Quello della Visentin è un debutto letterario vincente e promettente. Sono davvero curiosa di leggerla su altri progetti e spero che possa far conoscere il suo talento quanto prima.

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