Review Party: Recensione di “Un respiro nella neve” di Mary Higgins Clark e Alafair Burke

Il tragico omicidio della ricca Virginia Wakeling, porta Laurie Moran ad indagare sui fatti dopo tre anni di mancata risoluzione. Conduttrice di uno show che si occupa proprio di parlare dei casi irrisolti, viene spinta dal conduttore Ryan Nichols che vuole a tutti i costi che l’amico Ivan Gray venga scagionato definitivamente. Lui è il maggiore indiziato, compagno di Virginia e il primo che avrebbe preso tutto in eredità alla sua dipartita. Per Laurie ha inizio un percorso investigativo tra coloro che compongono la famiglia Wakeling, ognuno con una propria verità e dei segreti determinanti per dare giustizia alla morte della donna.

Con l’abilità che l’ha sempre caratterizzata, la Clark ha saputo ancora una volta tessere un thriller che sa intrattenere e incuriosire, attraverso una narrazione scorrevole e facile da seguire. Ogni personaggio è ben caratterizzato ed è appassionante seguire una protagonista come Laurie attraverso delle indagini in cui si trova di fatto coinvolta indirettamente. Probabilmente è la prima volta che mi ritrovo a leggere un libro di questo genere, in cui chi indaga non è un poliziotto o un investigatore ma una conduttrice invischiata nella cronaca nera perché ideatrice di un programma televisivo dedicato. Grazie a piccoli indizi sparsi qua e là, le autrici catturano il lettore sorprendendolo e sviando i suoi ragionamenti per colpire sul finale, soddisfacendo totalmente. Un romanzo assolutamente consigliato!

Review Party: Recensione della rivista “Chiacchiere d’inchiostro”

Grazie all’impegno delle ragazze che compongono il blog letterario “Chiacchiere Letterarie” prende oggi vita una rivista ricca di contenuti legati al meraviglioso mondo dell’editoria.

“Chiacchiere d’inchiostro” è un progetto realizzato da Denise Atzori e Valentina Scarcioni, che hanno impiegato le energie dell’ultimo anno per fare in modo che questo sogno si realizzasse.

Salta subito all’occhio la cura impiegata per la grafica: la copertina è semplice e delicata e racchiude in sé una serie di immagini a cavallo tra il vintage e il moderno, un bell’accompagnamento tra una pagina e l’altra, in cui troverete la prima raccolta di racconti ospitata dalla rivista.

Giorgia Scalise, Alessandro Chiusi, Massimiliano Albicini, Gabriele Dolzadelli. Loro, con le proprie storie, hanno scommesso per primi su un progetto ambizioso e incredibile, regalando momenti di piacevole lettura che risvegliano le emozioni e aiutano a distrarre.

Pagina dopo pagina sono rimasta sempre più affascinata dal lavoro che sono riuscite queste due ragazze a realizzare, provo una profonda stima e ammirazione per un traguardo meraviglioso e non così facile da raggiungere.

Ciò che mi ha maggiormente colpito e sorpreso è l’inserto dedicato alla scrittura e disegno creativi, una serie di spiegazioni ed esercizi pratici che sono una manna dal cielo per chi vuole tenere allenata la scrittura e la creatività. Un espediente originale e davvero azzeccato, che non mi sarei mai aspettata di vedere, soprattutto di questi tempi, gratuitamente disponibile all’interno di una rivista. Lo stesso vale per gli articoli di approfondimento finali, in grado di far riflettere e dando la possibilità di creare dei dialoghi con chi conosciamo su argomenti del settore alla portata di tutti. Non mancano, infine, le recensioni accurate tipiche del blog, che vogliono ricordare le origini della rivista e da dove tutto è partito.

“Chiacchiere d’inchiostro” vi accompagnerà attraverso un centinaio di pagine circa in un mondo che potreste già conoscere ma che ritroverete sotto una luce differente, che ha un po’ il gusto delle vecchie riviste cartacee con quel guizzo in più dato dalle belle idee e i sogni vincenti che riuscirà senz’altro a conquistarvi.

Review Party: Recensione di “Segreti, bugie e una tazza di tè” di Mary Ellen Taylor

Per scappare dal dolore, Lucy parte e va a vivere in un paesino sperduto della Virginia. Ma qui il passato torna prepotente, offrendole però un’eredità inaspettata: una casa nuova, ereditata, tutta per sé. Mentre lotta contro uno sconosciuto bello e dannato, comparso all’improvviso pretendendo diritti sull’abitazione, inizia per la donna un viaggio tra quelle oscure stanze, alla ricerca della risoluzione dei misteri che riguardano parte della vita di sua madre.

Quando si dice di non giudicare un romanzo dalla copertina, il libro della Taylor è l’esempio perfetto. La sua opera infatti non è tutta rose e fiori come si potrebbe pensare, quanto un’avventura piena di tensione e a tratti inquietante, in grado di spazzare via ogni traccia di scena zuccherosa.

Quella di Lucy è una storia narrata in modo lineare, ma nascondendo in sé salti pindarici tra passato e presente, alla ricerca di traccie di memoria ancora esistenti riconducibili alla vita di sua madre, una donna che pensava di conoscere fino al suo ultimo respiro ma che in realtà aveva molto più da nascondere di quanto si possa pensare.

La protagonista sarà così costretta a mettere in discussione tutto ciò che ha conosciuto fino a quel momento e andare alla scoperta di qualcosa che potrebbe sconvolgerla oltre le aspettative. Il tutto è narrato attraverso una cura estrema delle emozioni, calibrate e trasmesse al lettore secondo un ritmo ben preciso. Sembra strano, in quanto le emozioni dovrebbero essere libere di sfogarsi senza freni, ma in questo la Taylor ha la capacità di far decidere inconsciamente come sentirsi tra una scena e l’altra.

Da una base apparentemente semplice si sviluppa una trama sempre più fitta e intrigante, che sorprende il lettore per ogni imprevisto, prendendolo quasi in giro perché lui stesso non riesce a capacitarsi di ciò che sta accadendo.

“Segreti, bugie e una tazza di tè” è una lettura inaspettata che non si può non consigliare, un romanzo che corre via veloce regalando ore di puro godimento letterario.

Blog Tour: “La sfrontata bellezza del cosmo” di Licia Troisi – Il cosmo nell’arte

Quando penso alla bellezza del cosmo, non posso fare a meno di pensare all’arte: artisti su artisti si sono cimentati nel corso dei secoli nel dipingere una propria versione delle stelle, lasciando un marchio indelebile nella storia del personale punto di vista.

Il più noto e affascinante è probabilmente il cielo notturno dipinto a fine 1800 dal grandissimo pittore Van Gogh, una vista incredibile che lo accompagnò nei giorni di ricovero presso Saint-Rémy.

Ho una particolare passione per la cultura egizia antica, ma è solo grazie alla ricerca svolta per questo articolo ho potuto scoprire che un cielo stellato è stato dipinto nella tomba della regina Nefertari, per accompagnarne il sonno eterno. Sono rimasta subito colpita dalle immagini, non oso immaginare come possa essere dal vivo!

Ma probabilmente il quadro artistico a cui sono più legata è “Icaro” di Henri Matisse, dipinto in tarda età nel 1947. Lo sono perché è stato un quadro che ho riprodotto io stessa alle scuole medie e da allora conserva un posto sulla parete della mia vecchia stanza.

Motivo di studi al liceo è stato il Duomo di San Gimignano, una struttura dall’innegabile valore artistico che conserva in sé delle meravigliose volte dipinte a cielo stellato.

Dal vivo ho avuto l’opportunità di poter visitare la Cappella degli Scrovegni situata a Padova, dipinta dall’artista Giotto e che mi ha lasciato senza fiato per la cura dei dettagli e lo sfarzo che questi trasmettono.

Ce ne sono un’infinità di opere artistiche legate alle stelle e al cosmo, in ogni forma possibile. Vero è che tutto questo è come se avesse un ascendente sull’uomo, che può sentirsi fortunato nel poter alzare gli occhi al cielo e vedere anche solo una piccolissima parte di un qualcosa di molto più grande e tanto affascinante da spingere gli studiosi a fare ricerche e teorie, ponendosi domande e cercando ogni giorno le risposte sulle nostre stesse origini.

Review Party: Recensione di “Il gioiello della corona” di Paul Scott

L’India è il paese che è sempre stato definito “il gioiello della corona” da quando è finito sotto il controllo dell’impero britannico. Tra le bellezze tipiche che sono in grado di togliere a chiunque il fiato, è in corso però un clima di forte tensione dato dal desiderio degli indipendentisti di staccarsi dal governo dell’Inghilterra.

Qui, però, ha anche luogo un incontro magico, quello tra l’inglese Daphne Manners e l’indiano Hari Kumar. La differenza di etnia porta i due a dover nascondere la propria relazione nonostante i forti sentimenti. Quando però la donna viene violentata, questo viene preso dalle forze inglesi locali come pretesto per agire contro il popolo indiano, dando così inizio a una serie interminabile di drammi, lotte e ingiustizie che vanno a creare uno spaccato storico molto importante ma non così tanto approfondito.

Leggere “Il gioiello della corona” è stato davvero complesso e impegnativo. Fin da subito, l’autore immerge chi legge in un’atmosfera esotica e al tempo stesso di terrore e tensione, con descrizioni minuziose che necessitano di tutta l’attenzione possibile. Questo rallenta la narrazione ma al tempo stesso ne fortifica le fondamenta, perché delinea chiaramente il contesto storico di metà 900. L’intento di Scott è quello di creare una storia che possa denunciare ciò che a prescindere di negativo è successo in India in quel periodo, cercando di trasmettere quanto l’occupazione inglese sia stata ingombrante, tanto da limitare la libertà della popolazione locale, soffocandone la stessa cultura. Il suo infatti non è un romanzo volto a esaltare una parte piuttosto che l’altra, ma ha l’intento di mostrare l’umanità e le persone che hanno vissuto sulla propria pelle dolori indicibili. Paul Scott ha uno stile di scrittura accurato ed eccellente, grazie a cui ha creato un’opera commovente che sfida gli interessi politici per far emergere l’amore di cui tutti dovrebbero essere dotati.