Review Party: Recensione di “La vita a un passo da noi” di Christian Berkel

L’amore che scoppia nei periodi più bui sembra sempre poter risanare il marcio nato dalla cattiveria umana. Ma al tempo stesso, l’amore nel tempo di guerra non è assolutamente facile da nutrire.

Questo è ciò che accade a Otto e Sala, che si sono conosciuti nel pieno dell’adolescenza, innamorandosi perdutamente com’è giusto che sia nel fiore di quegli anni. Ma la guerra, nonostante non sia ancora scoppiata, lancia dei segnali chiari nei confronti del popolo ebraico, che non è più il benvenuto soprattutto in Germania. Sala, nelle cui vene scorre il sangue di un’ebrea, è quindi costretta a fuggire e a lasciarsi tutto alle spalle, perfino la persona amata nelle cui vene scorre il sangue della cosiddetta razza pura.

Ma la Spagna degli anni Quaranta è tutt’altro che ospitale e la ragazza si trova a passare da un conflitto all’altro, che la costringe ancora una volta a spostarsi, adesso verso Parigi.

Nei meandri della mente di sua madre, ormai anziana e affetta da demenza, l’autore ripercorre una storia dolorosa e commovente al tempo stesso, che unisce fatti realmente accaduti a ciò che Berkel ha dovuto ricostruire attraverso l’immaginazione, fino a creare un’opera che è un tributo che, seppur soggettivo e personale, è degno per i fatti della Seconda Guerra Mondiale. Vita e morte, speranza e resa, amore e odio. Tutto ciò che riguarda l’animo umano è esternato attraverso gli occhi di una donna forte e desiderosa della propria indipendenza. Sala lungo il suo cammino incontra molteplici difficoltà, ma non smette mai di voler raggiungere un posto in cui sentirsi finalmente accettata e in cui potersi esprimere liberamente. Un desiderio tanto puro e naturale, quanto potente e commovente da esprimere, per il contesto storico in cui è immersa.

“La vita a un passo da noi” è un’opera che seppur priva di un ritmo incalzante e deciso, ha in sé una storia valida, frutto di un lungo e tutt’altro che semplice lavoro di ricerca. Christian Berkel è al suo esordio letterario e si pone di fronte al lettore a mente e cuore aperto, per presentare a chiunque voglia una storia vera, unica e speciale.

Review Party: Recensione di “Riverdale: L’albero dei delitti” di Micol Ostow

A Riverdale sembra essere tornata la pace e ora i paesani possono godersi i preparativi dei Riverdale Revels, tradizionale festival del raccolto fondato quasi un secolo prima.
Archie e il suo gruppo sono intenzionati vivamente a godersi la manifestazione senza incappare in nulla di tragico. Ma quando viene riesumata la capsula del tempo sepolta 75 anni prima, riemerge un misterioso scheletro. In quale ennesimo segreto stanno per imbattersi i nostri protagonisti?

Micol Ostow è riuscita ancora una volta ad intrattenermi attraverso uno stile semplice e scorrevole e una storia intrigante e piena di misteri da svelare. Al contrario del libro precedente, in questo si da più importanza alla trama che all’approfondimento vero e proprio dei personaggi, che si limitano a essere meri spettatori senza una vera e propria evoluzione. Certo è vero che L’albero dei delitti aggiunge un tassello in più alla caratterizzazione della cittadina di Riverdale, che non smette ancora di sorprendere attraverso nuovi eventi del passato. Attendo il quarto volume con molta curiosità, anche per scoprire come l’autrice ha deciso di strutturare l’episodio successivo delle avventure di Archie e della sua banda.

Review Party: Recensione di “Endymion: I canti di Hyperion – Libro due” di Dan Simmons

Tre secoli ormai ci separano dalle vicende di Hyperion, ma il viaggio spaziale cui Dan Simmons ci ha abituato con i suoi canti non è ancora finito. Ora è nella mente di Raul Endymion, che rammenta la missione affidatagli da Sileno: salvare la piccola Aenea dalle minacce esterne, una volta che questa sarà uscita dalle Tombe del Tempo.Il nuovo pellegrinaggio, affronta la visione delle rovine della rete di Telereporter, ripercorrendo ogni fine apocalittica che la civiltà umana ha dovuto affrontare e la nuova genesi che ogni volta ne è scaturita.

In Aenea è racchiuso un destino oscuro legato a un’ancestrale profezia, che renderà il viaggio di soccorso tutt’altro che semplice. Conscia e timorosa del potere posseduto, la Chiesa farà di tutto per impedire un nuovo cambiamento che può compromettere la sua autorità e al tempo stesso modificare il corso dell’universo come mai accaduto in precedenza.

Con questo nuovo corposo volume, ci troviamo di fronte a un clima di avventura spaziale che si discosta come atmosfere da ciò che ha caratterizzato la prima parte di Hyperion. Ciò non è per nulla negativo, dal mio punto di vista, semplicemente è qualcosa di differente, come se l’autore avesse voluto sperimentare e giocare con uno dei suoi vasti mondi. Endymion fa divertire e al tempo stesso riflettere su molti argomenti, come il potere dell’indottrinamento, che può causare l’influenza cieca e la disintegrazione di un individuo.
I colpi di scena sono la salsa speziata che movimentano il tutto, rendendo la lettura avvincente e dando maggiore ritmo alla storia. Ancora una volta, l’opera di Dan Simmons conquista in modo infallibile!

Se non avete letto il primo libro dei canti di Hyperion, leggere questa seconda parte potrebbe risultare confusionaria e disorientante, per gli innumerevoli riferimenti a fatti e personaggi visti in precedenza. Posso comunque assicurare che nel complesso Dan Simmons è un autore da recuperare assolutamente se si vuole seguire quel filone letterario fantascientifico che si presenta corposo, ricco e mentalmente soddisfacente.

Review Party: Recensione di “Grass Kings – I Re della Parateria” di Matt Kindt e Tyler Jenkins

Le origini di un popolo hanno radici profonde nella terra natia, un luogo che per secoli ha visto passare su di sé le stagioni e il loro peso, dal caldo al freddo, l’evoluzione culturale e tecnologica, ma soprattutto il sangue versato per dimostrare l’appartenenza.Questo è ciò a cui si viene introdotti nelle prime pagine di Grass Kings, una graphic novel che illustra una terra selvaggia che diviene sempre più all’avanguardia, ma che non dimentica il proprio passato e il desiderio di coloro che vogliono costantemente rivendicare il proprio dominio. Il Regno della Prateria è governato da tacite leggi che prendono forza dagli antichi antenati e sprofondano nell’amore spropositato per la terra in cui si vive, quella stessa terra selvaggia teatro di scontri di cui sembra si possano ancora sentire gli echi.

In un delicato equilibrio tra pace e tranquillità, si snoda la storia di tre fratelli, i Re che custodiscono i confini della propria casa ogni giorno con dedizione estrema. Ma il male può annidarsi dove meno ce lo si aspetta e attendere anche degli anni prima di uscire allo scoperto e infettare come un morbo, per seccare fino all’ultimo granello di terra. Così, i combattimenti per il possesso assoluto sembrano dover inevitabilmente ricominciare.

Attraverso un’atmosfera di calma apparente, si assiste con sempre più prepotenza agli incubi che dalla notte iniziano a tormentare anche il giorno, attraverso uno stile di disegno semplice nei tratti ma potente nei colori. Come su una tavolozza, si passa di pagina in pagina dalle sfumature chiare e soffocanti del paesaggio a quelle violacee e fredde degli animi dei personaggi, sempre più minacciati e sempre meno al sicuro. Il tutto in un ambiente rurale, che nonostante il progresso sembra rimanere comunque indietro rispetto all’America fatta di palazzi con altezze vertiginose, luci e odori forti, persone che si riversano tra le strade come tante formiche.

“Grass Kings” è un inno al patriottismo e all’indipendenza che sfoggia con orgoglio non solo i legami umani ma anche il dolore della perdita e del rimorso attraverso uno stuolo di personaggi che fanno riflettere e commuovere. Riscoprire valori del passato potrebbe essere, se lo si prende dal verso giusto, un modo per migliorare il presente e sconfiggere le minacce più comuni della vita.

Blog Tour: “Tutti i Racconti” di Arthur C. Clarke – Settima Tappa

In questa tappa del blog tour dedicato al primo libro Urania della collana Oscar Draghi targata Mondadori, approfondirò per voi 8 racconti che trovate all’interno della raccolta completa di Arthur C. Clarke.Si possono delineare due filoni narrativi, uno formato da Tre per la luna e l’altro formato dagli altri sette racconti: Cose che succedono, Il Pacifista, L’Orchidea Recalcitrante, Spirito Esplosivo, La Defenestrazione di Ermintrude, Ritmo Assoluto e I Prossimi Inquilini.

Per quanto squilibrato possa sembrare, in realtà è tutto frutto dello studio di Clarke, che si è divertito a spaziare attraverso generi e metodi di narrazione differenti, ma che rendono l’intera raccolta davvero speciale.

Il filone più grande è più comunemente definito “All’insegna del Cervo Bianco”, luogo che prende nome dal maestoso animale per definire il locale in cui periodicamente i grandi studiosi e scienziati si ritrovano per condividere le proprie esperienze, gli aneddoti più memorabili e le scoperte dell’ultimo minuto. Il tutto attraverso l’occhio vigile di Harry Pulvis, da cui tutto passa e assiste alle vicende accanto a noi lettori. L’elemento più particolare è la fusione tra realtà e fantasia, data dalla presenza di personaggi realmente esistiti che si affiancano a volti inventati, ma che probabilmente racchiudono in sé pezzi di coscienza di altrettante menti brillanti che hanno lasciato un’impronta nel mondo. I racconti passano dal più analitico al più bizzarro, stuzzicando la fantasia e divertendo, attraverso la scoperta dell’ennesima avventura raccontata.

Il secondo ciclo di storie invece è “Tre per la luna”, una serie di sei racconti commissionati dal London Evening Standard nel 1956. Prima divisi, ora vengono proposti tutti insieme, in modo da avere un ritmo narrativo sicuramente più fluido e continuativo. Russi, inglesi e americani. Diversi paesi, ma accomunati da un team di astronauti impegnati in una delle imprese più memorabili della storia dell’umanità: quella che riguarda la spedizione sulla Luna. Il sogno di andare oltre i limiti del pianeta si lega al progresso tecnologico e scientifico, di cui Clarke fa un tributo davvero ben scritto. Anche qui, la sua verve divertente è davvero spassosa e non risulta affatto fuori luogo nei confronti di un’impresa tutt’altro che semplice da portare a termine. Anzi, si amalgama perfettamente all’aspetto analitico di tutta la vicenda.

Nonostante l’elemento scientifico possa sembrare appassionante solo agli addetti ai lavori, l’autore è stato in grado di far passare ogni messaggio nel modo più semplice possibile, rimanendo tecnico ma al tempo stesso capibile da chiunque. Elogia i grandi del passato, ma senza metterli sul piedistallo e mostrandoli per quelli che sono davvero: esseri umani, così piccoli ma al tempo stesso così ambiziosi da voler raggiungere le stelle e gli angoli dello spazio. Ogni racconto trasuda la curiosità e la passione di chi ci ha preceduto e che ha contribuito a scoperte sensazionali dipese solo dalle loro possibilità.