Review Party: Recensione di “Un altro giorno insieme” di Matteo Losa

Giovanni si sveglia pensando costantemente a una sola cosa: volere una vita normale. Ma questo il cancro non glielo può permettere e si sente sempre più estraneo a quel corpo divorato dalla malattia che fa sempre più fatica a riconoscere. La rabbia lo inonda, perché a diciotto anni non vorresti fare altro che divertirti e decidere quel che ti pare, senza il peso del dolore o il sollievo di aprire gli occhi giorno dopo giorno. Incominciare davvero a vivere. Qualcosa cambia grazie all’incontro con Barbara, figlia del primario dell’ospedale in cui è in cura Giovanni. Lei stessa desidera diventare un medico e per questo pianifica al millimetro ogni parte della sua vita, per raggiungere un obiettivo tanto voluto. Come si può entrare in sintonia, quando da un lato ci sono piani per il futuro concreti e dall’altra un futuro avvolto dalle nebbie del dubbio?

“Un altro giorno insieme” è un romanzo forte, tanto da fare venire le lacrime agli occhi e che una volta concluso rimane sottopelle marchiando a fuoco il cuore. Quella di J e Barbara è una storia intensa e frenetica, vittima di un tempo tiranno che corre e investe senza pietà. Il libro è una carica esplosiva di emozioni allo sbaraglio, che comprendono gli aspetti dolorosi di una malattia tanto devastante ma anche quelli ricchi di speranza e sogni per il proprio futuro. Ogni passo affrontato dai protagonisti è toccante ed è impossibile non tifare per loro, per quel rapporto che ogni giorno si trasforma per essere qualcosa di migliore per entrambi. Quella di Matteo Losa è un’opera che descrive senza fronzoli le tematiche delicate legate alla sofferenza, ma con una vena quasi poetica che dona all’atmosfera un tocco caldo e di conforto. Il dolore più grande, purtroppo, è quello di sapere che il cancro che ha colpito l’autore per oltre dieci anni, l’ha portato via il 06 agosto scorso a soli 37 anni. Una forza di volontà incredibile gli ha permesso di dare il massimo fino alla fine, donando al mondo un gioiello di libro che commuove ed esprime in pieno la sua lotta da valoroso guerriero quale è stato. Mi sarebbe piaciuto poterlo conoscere di persona e complimentarmi per una storia di vita umana che ha saputo essere una morsa allo stomaco e una carezza per il cuore al tempo stesso. “Un altro giorno insieme” è un romanzo che deve essere letto almeno una volta, un inno alla vita che guarda in faccia alle difficoltà con il sorriso splendente di Matteo Losa.

Blog Tour: “Cursed” di Thomas Wheeler e Frank Miller – Il personaggio di Nimueh

Quello di Nimueh è forse uno dei più affascinanti personaggi del ciclo arturiano. Thomas Wheeler in “Cursed” ne da una propria personale interpretazione e il suo personaggio è incarnato da Katherine Langford nell’adattamento a serie tv prodotto da Netflix. Si tratta quindi di una rivisitazione in chiave fantasy in cui i personaggi più noti del ciclo sono più giovani rispetto a come li si conosce, ragazzi e ragazze in cui anche un pubblico non adulto può rispecchiarsi.

Ma quali sono le leggende legate a questa mitica figura?

Innanzitutto è doveroso specificare che ci sono più ipotesi condivise sulle sue origini, differenti una dall’altra ma tutte egualmente plausibili.

Nimueh è colei che più generalmente viene ricordata come Dama del Lago ed è una delle figure sovrannaturali più note e potenti all’interno del ciclo arturiano. Il suo nome sembrerebbe in parte derivare da Vivienne, divinità celtica dell’acqua.

Niumeh spesso viene definita anche come fata, che acquisisce i suoi poteri principalmente da ogni tipo di fonte d’acqua. Non a caso una delle ipotesi sul suo nome è quella che si collega a Mnemosine, la madre delle ninfe d’acqua.

Inoltre, la Dama del Lago è anche collegata a Lancillotto come figura materna e come colei che ha nutrito e cresciuto il bambino sulle sponde del lago che da accesso ad Avalon. Questa è un’analogia molto forte con un’altra origine che le viene attribuita, legata alla mitologia greca e romana, più nello specifico a Teti, spirito greco dell’acqua che allevò Achille e gli conferì l’invulnerabilità di cui era dotato.

Una donna rinomata, ambigua sotto certi aspetti, che sarà fondamentale nelle prodi gesta del futuro re di Camelot: Artù Pendragon, in quanto fu lei che fece in modo che la spada di Excalibur giungesse a lui, in modo diretto o indiretto in base al racconto scritto. Al contempo fu però rovina per Merlino: diversi testi riportano il rapporto di maestro-allieva tra i due, derivante da una vera e propria infatuazione da parte del mago, che la introduce alle arti magiche. Nonostante egli potesse vedere il futuro non ebbe modo di prevedere che la donna sarebbe stata causa della sua prigionia (in una caverna o in un albero, a seconda della storia in cui viene riportato).

Penso che non si smetterà mai di ricercare indietro nel tempo questa figura così tanto affascinante da comparire in più e più opere, per la sua caratteristica dualità che rende Nimueh imprevedibile e calamitante, in grado di trascinare chiunque nelle profonde acque della curiosità.

Blog Tour: “Soltanto mia” di Lorenzo Puglisi e Elena Giulia Montorsi – Personaggio maschile

Come scoprirete fin da subito aprendo la prima pagina di questo romanzo, “Soltanto mia” ha una storia forte e incisiva, che sa colpire nei punti giusti l’animo del lettore. Quando si tratta di personaggi trovo sempre un po’ difficoltoso stilarne un profilo senza approfondire troppo per evitare anticipazioni sulla lettura: questo caso specifico è forse il più complesso, ma al tempo stesso interessante, da affrontare. Sarà facile descrivere personaggi positivi, così come quelli negativi e le loro evoluzioni. Ma provate a pensare di immedesimarvi nell’orco della situazione, nel mostro dentro all’armadio, nella bestia che ferisce fisicamente e mentalmente.

Oggi si parla di Gabriele e della sua relazione con Federica.

Sembrava una favola la loro, incontrati per caso su un treno e piaciuti in un modo che sembrava per entrambi speciale. Un’emozione che travolge e con la sua potenza ha portato i due a decidere di rivedersi.

Ma dietro alla dolcezza di Gabriele si sono sempre nascoste una moltitudine di bugie: il rapporto finito con la ex moglie e il mantenere l’orgoglio di uomo che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, specialmente da lei, fanno subito scattare un campanello d’allarme nel lettore, che vede nei suoi pensieri un senso di irrispettoso atteggiamento nei confronti di un’altra persona. Eppure, con Federica sembra avere dei modi completamente diversi, attento, dolce e romantico.

La frequentazione con la donna parte più frenata del previsto: l’emozione iniziale ha lasciato spazio a risposte brevi e titubanti, senza ancora la possibilità di rivedersi. Gabriele vede in lei un sogno da raggiungere e passa tutto il tempo sfogliando gli album delle sue fotografie su Facebook, ripercorrendo una vita, anch’essa attraversata da un divorzio e dei figli, che le sembra tanto lontana quanto simile e combaciante con la sua.

Per conquistarla davvero, Gabriele inizia a riempire Federica di attenzioni, che fanno subito breccia in un cuore fragile e ferito da una relazione finita male. Anche per lei, ora Gabriele è l’uomo dei suoi sogni, nonostante le denunce per molestia da parte della ex moglie siano state giudicate veritiere. A colpirla però è la sua sincerità: non ha battuto ciglio mentre le raccontava l’ingiustizia subita nel vedersi togliere da una donna arrogante e prepotente la custodia dei figli che ora può vedere solo sotto osservazione di terzi. Così infine, dopo giorni d’insistenza per rivedersi, Federica accetta di stare con lui una notte, da cui il declino ha inizio.

È difficile capire cosa scatta nella mente di un uomo che si rivela violento e possessivo oltre l’ossessione, ma gli autori cercano in un modo egregio di farlo passare, senza per questo giustificare il carnefice. Gabriele cade sempre più in una spirale di ossessione che va oltre l’amore, in cui Federica è l’oggetto del desiderio da esibire davanti a tutti e far capire agli altri che lei è sua e di nessun altro. Parole forti e molto pericolose, soprattutto per i risvolti che avrà nella relazione.

Questa è solo la punta dell’iceberg di tutti gli elementi che Puglisi e Montorsi affrontano in questo breve romanzo, una frenesia di avvenimenti dopo l’altra in cui tutto è fuori controllo, fino alle battute finali che colpiscono definitivamente facendo comprendere il vero significato del loro lavoro.

Blog Tour: “Sweet Doris” di Emma Mei – I protagonisti

Il romanzo d’esordio di Emma Mei ha due protagonisti molto, molto interessanti: Doris e Mextli.

Doris Wright si presenta subito come una donna con la testa sulle spalle, con un lavoro d’ufficio che le ha permesso di fare esperienza all’interno dell’azienda dei Foster. Ha un intelletto sopraffino che l’ha portata a ottenere un’importante borsa di studio che è determinata ora a concludere con la tanto ambita laurea. Le cose sembrano andarle a gonfie vele, ma non è tutto oro ciò che luccica. Doris ha dovuto sempre lottare nella vita, contro coloro che la vedevano diversa, troppo grassa rispetto agli standard, goffa e sfigata. Ha ingoiato una presa in giro dopo l’altra, ogni “Doris-bigné” che le è stato sputato addosso giorno dopo giorno, sperando prima o poi che il tempo degli immaturi finisse e che le persone potessero vedere oltre le apparenze e capire che lei nel suo corpo si sente bene così com’è e ogni giorno se ne prende cura per la sua soddisfazione personale. Ad accettarla ci sono Simon e Caroline, che sostengono la ragazza in ogni sua decisione. Dopo due anni dalle sue dimissioni per completare gli studi, Doris lavora come cameriera al 50’s, dove il passato non l’ha lasciata perché frequentato assiduamente dal figlio del suo capo: Mextli.

Mextli Foster, invece, sembra essere un uomo di tutt’altra pelle. Il suo nome fa riferimento al dio azteco della guerra, la cui forza è il simbolo di quella che ha dovuto avere lui dopo una nascita prematura e pertanto pericolosa. Non se l’è fatto ripetere due volte: lui è davvero una persona forte, determinata e che sa quello che vuole. Conducendo con il padre l’azienda di famiglia, l’uomo ha sempre vissuto in una situazione privilegiata, guardando tutti dall’alto in basso e con l’assoluta convinzione che pochi siano alla sua altezza. Non ha legami particolari e non ha intenzione di averne soprattutto quando si tratta di donne: se si parla di qualcosa in più che il semplice divertirsi sotto alle lenzuola non è qualcosa che fa per lui. Non vede, infatti, di buon occhio il matrimonio dell’amico Paul, ma è ben contento di andare a festeggiare il suo addio al celibato nel più classico dei modi: in un locale di spogliarelliste. Lo stesso in cui Doris lavora come cameriera negli ultimi due anni. Mextli e il suo gruppo di amici non perdono occasione per denigrarla e offenderla, eppure quella sera qualcosa negli occhi della ragazza è cambiato: c’è una luce diversa, come di forza e determinazione, quella che non la fa cedere chinando il capo ma la fa rimanere in piedi e rispondere a tono ai commenti negativi di certo non richiesti. Qualcosa scatterà in Mex, che lo porterà a volerla conoscere maggiormente, soprattutto dopo aver scoperto aspetti del suo passato che lo fanno sentire male per il modo in cui l’ha trattata fino a quel momento.

Potrebbero sembrare personaggi stereotipati, ma posso assicurarvi che questa coppia non deluderà le aspettative! “Sweet Doris” è una storia che ha soprattutto forza in questo: combattere gli stereotipi e parlare di amore in ogni sua forma.

Blog Tour: “La vita è un romanzo” di Guillaume Musso – Le ambientazioni del romanzo

Ormai è cosa nota che lo scrittore Guillaume Musso abbia un debole per la città di New York, una delle sue mete di vita più importanti. Questo l’ha portato ad ambientare buona parte delle sue opere proprio lì e “La vita è un romanzo” non fa certo eccezione.

Proprio qui, ha sede il “nascondiglio” di Flora Conway, scrittrice di punta del momento e protagonista del libro, più nello specifico a Brooklyn nel quartiere di Williamsburg. Al numero 396 di Berry Street si trova infatti il Lancaster Building e la donna, con la figlioletta Carrie, hanno l’appartamento all’ultimo piano, il sesto. Si tratta di un edificio di altri tempi, che spicca nell’ambiente per i grandi finestroni e le colonne corinzie, quasi venisse da un’altra epoca dando al contesto un senso di antichità che però richiede dei lavori di ristrutturazione periodici.

Nel corso della narrazione riaffiorano nella mente di Flora altri luoghi importanti per la sua vita e la sua carriera, come Parigi in cui ha sede la sua casa editrice Fantine de Vilatte, Francoforte con una delle fiere dell’editoria più importanti d’Europa, Cardiff con la sua biblioteca comunale.

Una cosa è certa: Musso è in grado di tracciare i lineamenti della sua ambientazione con poche ma ben definite parole, che fanno risaltare il paesaggio come una fotografia in modo tale che il lettore possa facilmente immergersi nella storia che sta per affrontare.