Review Party: Recensione di “Sweet Doris” di Emma Mei

Doris non ha mai avuto una vita facile, eppure dal negativo è riuscita a trovare i giusti elementi per crescere e diventare una donna fiera e positiva. Sente di poter davvero prendere il controllo della sua vita e come prima cosa decide di completare gli studi, lasciando il suo posto d’ufficio nell’azienda dei Foster. Ma il passato comunque non l’abbandona e, con il lavoro da cameriera per un locale della zona, come cliente abitudinario le capita niente popò di meno che Mextli Foster, il suo ex capo, per cui ha sempre avuto un’infatuazione. Quattro anni dopo aver lasciato la Foster’s Industries, ora la ragazza inizia ad apparire all’uomo sotto una luce diversa, che lo attrae senza controllo verso una svolta importante per la vita di entrambi.

“Sweet Doris” è una delle uscite che più attendevo nell’ultimo periodo e a cui tengo in un modo davvero particolare. Romanzo d’esordio di Emma Mei, viene rappresentata al suo interno una storia che sembra in apparenza già vista ma riproposta con una ventata di freschezza e novità in grado di spazzare via la noia dei cliché.

Il difetto principale dei romance è solitamente l’attaccamento morboso agli stereotipi e ai canoni di bellezza, idealizzati fino a diventare punto di riferimento per i lettori, soprattutto lettrici, che si approcciano a questi romanzi immaginando di essere all’interno di quegli stessi stereotipi che sembrano in generale essere giusti, salutari ed educativi. In questo l’autrice è stata molto brava a osare, presentando una protagonista che tutti nella realtà definirebbero “grassa”, “racchia”, “sfigata”, senza pensare a cosa c’è oltre all’aspetto fisico e a quali conseguenze psicologiche questi commenti possano portare. Ho amato il fatto che Doris sia maturata prendendosi cura del proprio corpo ma senza essere costretta a ricorrere a dei rimedi che l’avrebbero snaturata, accettandosi e volendosi bene per quella che è, senza per questo trascurarsi.

Emma ha uno stile di scrittura semplice, ma al tempo stesso in grado di coinvolgere capitolo dopo capitolo, dimostrando una maturità sorprendente per essere al primo libro pubblicato. Le atmosfere della storia sono delicate e romantiche, sembra quasi di sentire il profumo di qualche dolce leccornia aleggiare per tutto il tempo, tingendo di un rosa per nulla fastidioso la vicenda dei personaggi.

Sono rimasta subito colpita dalla caratterizzazione di Doris, una donna tutta d’un pezzo che dal dolore ha saputo rafforzarsi trovando in sé un equilibrio che le ha permesso di sconfiggere le ingiustizie subite in giovane età e che ancora adesso sembrano prendere il sopravvento a causa dell’immaturità di certe persone attorno a lei. Tra queste c’è proprio Mextli, altezzoso uomo e figlio di un ricco imprenditore che non fa altro che vedere le persone dall’alto in basso e mai alla sua altezza. Quando però viene a conoscenza del passato della ragazza, una sensazione di disagio e fastidio costanti s’impossessano di lui, che da quel momento in avanti sentirà la necessità di conoscere meglio Doris e prendersi cura di lei, guarendo in qualche modo quelle ferite che anche lui più volte ha contribuito ad aprire.

Ciò è ostacolato però dalle insicurezze della donna, incapace di fidarsi davvero di persone che non siano la famiglia e i suoi due migliori amici, soprattutto quando si parla di Mex, di cui la bastardaggine è fin troppo nota. Per l’uomo non è facile convincerla che le sue intenzioni siano buone e che finalmente stia iniziando a capire il significato dell’amore e del desiderio di avere solo lei accanto per tutta la vita.

“Sweet Doris” mi ha intrattenuto in un modo davvero sorprendente, emozionandomi di fronte a delle fragilità che ho visto come mie e che mi hanno fatto apprezzare una protagonista singolare e uno sviluppo di trama molto interessante. Questa è un’opera assolutamente consigliata per la forza che sprigiona, senza pretesa alcuna, nella lotta contro i luoghi comuni che logorano ancora troppo e sempre di più la nostra società.

Blog Tour: “Cuori Arcani” di Melissa Panarello

Nel nuovo libro di Melissa Panarello, “Cuori Arcani” scoprirete quanto i tarocchi giochino un ruolo fondamentale nella storia e nella vita di Greta, dopo che la nonna l’ha lasciata sola al mondo.

In questo blog tour andremo gradualmente ad approfondire gli arcani che compongono un mazzo.

La Torre – Crollo, rottura

Il sedicesimo tarocco arcano, è forse la carta più nota all’interno di questo ambito esoterico. La Torre è sempre stata un simbolo di cambiamento catastrofico sul cammino di colui che decide di consultare i tarocchi, un presagio che non promette nulla di buono.

A seconda, però, della sua posizione nella stesa, può significare fallimento senza via d’uscita oppure un crollo definitivo di una situazione attuale definitiva per poi passare gradualmente a una positiva, come una fenice che risorge dalle proprie ceneri.

In ogni caso, la Torre invita sempre a fare una modifica di rotta, per portare all’accettazione di qualcosa di complesso e a una fase di crescita interiore.

Il Sole – Protezione, successo

Il diciannovesimo arcano maggiore è rappresentato dal Sole. Questa è una delle carte più positive di tutto il mazzo, simbolo di come una situazione evolverà in modo soddisfacente.

Gli ostacoli vengono superati e ogni sensazione negativa dissipata, il Sole è come un velo che anziché nascondere protegge e fa splendere, donando un’energia che invoglia chi consulta alla propria realizzazione personale senza indugiare sui timori.

Al tempo stesso, però, non è da sottovalutarne il suo rovescio, quando la carta risulta capovolta, simbolo di sfiducia e disarmonia che precipita repentinamente in disperazione.

Il Papa – Conoscenza, dottrina

Il Papa è la quinta carta che compone gli arcani maggiori. Legata alla saggezza e alla spiritualità, questa carta è ovviamente fortemente legata a un altro arcano, quello della Papessa, sua controparte femminile.

Il Papa è una guida solida e sicura, in grado di portare chi consulta a una soluzione immediata e improvvisa di tutti i suoi problemi. Il valore personale viene innalzato e indica che si può contare su una persona di riferimento, un maestro, per portare a compimento con successo un progetto importante. La dedizione di una persona che realmente ci è vicina rende questi effetti positivi duraturi nel tempo.

Di contro, però, la carta del Papa capovolta indica insicurezza e ingiustizia, stilando il profilo di una persona che agirebbe attraverso bassezze indicibili pur di raggiungere i propri obiettivi. Scaturiscono così non solo forti paure ma anche sentimenti di vendetta e rancore che non fanno altro che logorare e mostrare la realtà dei fatti: un individuo meschino in cui è impossibile riporre fiducia.

Review Party: Recensione di “I giorni del panda” di James Gould-Bourn

Danny Malooley sta affrontando il periodo più difficile di tutta la sua vita. Dopo aver perso la moglie un anno prima, si trova ora da solo con un figlio che ha smesso di parlare, il licenziamento in tronco e il rischio di sfratto. Il piccolo Will, ora si trova a passare situazioni di bullismo continue a scuola, dove non trova nessuno a comprenderlo se non l’amico Mo. Grazie a poche ma preziose persone e un curioso vestito a forma di panda, entrambi cercheranno di superare il dramma della perdita e di tornare finalmente a vivere.

“I giorni del panda” è una storia drammatica e strappalacrime che colpisce il cuore del lettore attraverso delle sensazioni piene di dolore e resa, che non riescono a fare spazio a ciò che di buono è restato nella vita dei protagonisti. Quello di Danny e Will è un percorso di guarigione difficile, che all’ennesima caduta rischia di essere ogni volta la definitiva, che annullerà tutto finchè di loro non sarà rimasto niente. Una casualità metterà sul cammino dell’uomo il costume di un panda e vestendone i panni entra in un modo totalmente inaspettato nella vita del figlio, con cui non era mai riuscito davvero a legare.

L’autore è riuscito con successo a scrivere una storia forte e intensa, che rimane per sempre incastonata nel cuore, commuovendo e facendo splendere gli aspetti migliori di essere vivi e avere delle possibilità. “I giorni del panda” parla con passione all’animo del lettore, in un viaggio spirituale che intrattiene ma offre al contempo delle grandi lezioni di vita.

Review Party: Recensione di “Get Even” di Gretchen McNeil

Uno degli aspetti negativi della vita scolastica è il fatto che il bullismo sia una piaga che ha sempre dilagato e che è davvero molto difficile far scomparire.

Ma a far fronte a questa situazione c’è il DGM, il gruppo segreto Don’t get Mad i cui membri sono celati nell’ombra. Le fondatrici non sono altro che quattro ragazze del liceo Bishop DuMaine: Bree, Kitty, Olivia e Margot, tanto diverse tra loro quanto accomunate dall’unico obiettivo di vendetta contro le ingiustizie perpetrate tra i corridoi della scuola.

Ma un caso di omicidio sta ora per compromettere le buone intenzioni del gruppo, che dovrà indagare sull’assassino senza per questo farsi scoprire. Riusciranno nell’impresa?

Quelle affronta dalla McNeil nel suo libro, il primo della serie di Dont’ get Mad, sono tematiche importanti, soprattutto nel sistema scolastico americano, dove vige in clima tale da rendere i bulli persone comuni all’interno delle scuole. L’autrice però non vuole parlarne in modo pesante e critico, piuttosto costruendo una trama thriller e piena di suspence che sappia intrattenere senza pretese. Le DGM diventano così delle paladine della giustizia del proprio liceo, affrontando segretamente coloro che rendono difficile la vita scolastica.

Alla fine, però, qualcosa sfugge di mano e le protagoniste si trovano a dover fare i conti con qualcosa di più grande di loro, un caso di omicidio che sconvolge la Bishop DuMaine. La tensione rende la storia interessante da seguire, anche se alla fine si tratta pur sempre di un romanzo senza pretese, che può essere letto sia da adolescenti che da adulti.

Buono l’espediente sul finale che fa in modo di lasciare la curiosità per ciò che accadrà nel volume successivo.

Review Party: Recensione di “Dove crescono i cocomeri” di Cindy Baldwin

Della ha un ricordo nitido di come la malattia abbia trasformato sua madre, mandandola anni prima in ospedale senza possibilità di vederla per mesi. Scoprire, quindi, che la donna ha cominciato a scavare in un’anguria per estrarne i semi, è per lei un segno che quel brutto periodo sta tornando. Ma Della ha la soluzione: cercare la signora delle api per chiederle un po’ di quel suo magico miele famoso per le proprietà curative. Un viaggio che la porterà a fare i conti con i suoi sentimenti e con l’accettazione di situazioni difficili con cui bisogna imparare a convivere senza condannarle.

Il romanzo d’esordio di Cindy Baldwin narra una storia che ha come fulcro la formazione personale, necessaria per affrontare e superare determinati e complessi momenti della propria vita. Per fare questo, è necessario mettere cuore e mente al pari della protagonista, una ragazzina che continua a dover fare i conti con la schizofrenia che cambia sempre più sua madre, una malattia che colpisce la testa e che la costringe a lunghi periodi fuori casa. Della sente la necessità di proteggere sé stessa e la sorella, in un momento di forte crisi in cui l’azienda di famiglia fatica a campare a causa della siccità. Si fa forza e cresce, si prende la responsabilità di aiutare il padre per non pesare sulla madre e fa ogni cosa per il clima sereno che sta cercando. Eppure, quel clima sembra per lei non arrivare e il suo senso sempre più intenso di inquietudine la porta su una strada totalmente nuova, in grado di farle comprendere quanto sia importante accettare le cose come stanno per iniziare a stare bene. Un processo lungo e per nulla semplice, che però l’autrice fa scaturire con una semplicità e una delicatezza estreme, tanto da far commuovere il lettore che rimane completamente preso da ciò che sta leggendo. Il suo è un romanzo breve ma intenso, in grado di far uscire emozioni forti con naturalezza. Ad affiancare la vicenda della bambina c’è quella della sua mamma, incentrata sulla sua lotta contro quel nemico silenzioso e invisibile che le crea danni fisici ed emotivi. Le vicende si collegano tra loro fino a creare un quadro di situazione famigliare in cui tutti possono rispecchiarsi, con i propri personali problemi di vita. “Dove nascono i cocomeri” è un’opera che insegna l’empatia e il coraggio di diventare grandi, arrivando a sacrificare qualcosa per il bene di chi ci vuole bene.