Simone e Sonia sanno fin da bambini di doversi considerare fratelli. Anche se non per sangue, lo stesso cognome li lega, così come la morale comune che vede nel loro rapporto qualcosa più di un’amicizia ma riferito alla fiducia, al sostegno e all’affetto fraterno. Nulla di tutto ciò può essere possibile in un ambiente famigliare tossico e delirante che può soltanto distruggerli come individui. I due hanno solo sé stessi per salvarsi e quella mano tesa verso l’altro fa scaturire un rapporto che va oltre quella morale comune che rende il loro amore inaccettabile. Simone lotta contro ciò che prova per Sonia da sempre, in un continuo gioco di attrazione e repulsione che non sa controllare. Sa solo che quando è con la ragazza si sente completo, a casa, lontano dai guai che hanno tempestato la sua vita. Cambiare paese è inutile, così come tenerla all’oscuro delle sue conoscenze a Las Vegas. Sonia lo ritroverà sempre e tenterà di fare breccia nel suo cuore senza più doversene andare.
Non sono sconosciuta alla narrazione di Chiara Casalini, ma posso affermare che “La casa di incubi e stelle” sia un’opera diversa da tutto ciò che ha scritto finora e che di lei io abbia letto. Scrivere di un rapporto che tutti definiremmo sbagliato e malato, cercando in qualche modo di dargli giustizia, ha come risultato un’opera che fa male e che con la sua crudezza colpisce allo stomaco. Molte sono le scene volgari ed esplicite, figlie di un ambiente marcio che rende ogni cosa degradante. Solo attraverso un certo tipo di linguaggio, che alla lunga può dare fastidio, si può far passare il punto di vista dei personaggi, smarriti anche nella loro stessa casa e che solo nell’altra persona riescono a vedere una luce in mezzo a tutti gli incubi. Non è facile scrivere una storia del genere facendo passare il giusto messaggio, ma quello di Chiara è un buon tentativo che, nonostante possa essere discutibile ai più, merita di ricevere una possibilità. Non necessita di girare intorno alle situazioni per infondere nel lettore l’ossessione morbosa di Simone verso Sonia e viceversa, in un concatenarsi di violenza, odio e dolore da cui sembra impossibile scappare, ma con cui si può solo imparare a conviverci, ingoiando a forza ogni istante di ogni giorno. Quello che si può fare è imparare a trovare in ogni sguardo, carezza e bacio un’ancora di salvezza che possa un minimo sanare e cicatrizzare le ferite più profonde. Questa esperienza di scrittura porterà sicuramente l’autrice a entrare sempre più in sintonia con questo tipo di storie, riuscendo a smentire le malelingue e a conquistare un consenso difficile da ottenere, ma dalle grandi soddisfazioni una volta raggiunto.