Recensione: “Catena alimentare” di Stefano Tevini

Quando le leggi stabilite dai governi soccomberanno all’evoluzione dell’uomo, solo la compravendita, in qualsiasi sua forma, la farà da padrone. La conseguenza è un contesto tremendamente egoista in cui chi guarda in faccia gli altri e si fa scrupoli non ha vita semplice e rischia di diventare lo zimbello del personale nucleo sociale. Gootchi è il tipico soggetto che tutti definiscono sfigato e senza palle, che si può sottomettere a ogni sorta di mobbing perché tanto, si sa, non ha il carattere giusto per reagire. Eppure, anche uno come lui arriva a livelli di sopportazione che potrebbero far collassare il fisico e la mente. Giocare online è una vaga distrazione, un palliativo che lo salva quando torna a casa dall’ufficio ma che non è sufficiente a tenere testa a una condizione lavorativa disumana. Bistrattato da tutto e da tutti, verrà invitato da un suo collega giocatore a prendere parte al Programma Tigre del signor GooRoo, un motivatore che instilla nei propri clienti gli strumenti giusti per automigliorarsi. Dopo l’ennesimo episodio negativo, Gootchi risponde alla chiamata del fantomatico coach, finalmente pronto a fare qualcosa per migliorare la propria condizione. Continue reading

Review Party: Recensione di “Fondazione. Il ciclo completo” di Isaac Asimov – Preludio alla Fondazione

Diretto a Trantor per parlare pubblicamene della sua scoperta, Hari Seldon è il matematico più richiesto del momento. Esperto di psicostoria, scienza che sarebbe in grado di prevedere il futuro, Seldon non immagina minimamente che di lì a poco dovrà affrontare una fuga disperata da una parte all’altra della galassia. Inseguito dalle truppe dell’Impero, dirette dai potenti che vogliono per sé l’abilità di modificare il destino dell’universo, il giovane intraprende un viaggio intricato e pieno di pericoli potenzialmente mortali, al fianco della storica Dors Venabili e dal giornalista Chetter Hummin. Continue reading

Blog Tour: “La casa di incubi e stelle” di Chiara Casalini

“La casa di incubi e stelle” è un libro in cui soffermarsi alle apparenze e alle prime impressioni è lo sbaglio più grande che si possa commettere. Tra le pagine c’è volgarità, sesso esplicito, brutalità irragionevoli, di cui è facile sottovalutarne la funzione, rimanendo ciechi ai reali intenti che stanno dietro alla creazione dell’opera.

Quella di Sonia e Simone è una storia cruda, fatta di violenze, ossessioni, sbagli e incubi. Sono due le strade che possono prendere: allontanarsi definitivamente l’uno dall’altra oppure vivere ciò che provano vicendevolmente, l’unica cosa che può davvero salvarli dall’oblio. Il loro contrasto fisico e mentale va di pari passo con quella particolare attrazione, che per quanto sbagliata sia li tiene in piedi e li fa rimanere lucidi, evitando errori irreparabili, molto più gravi di quelli attualmente in atto. Ciò che provano è inspiegabile e la mancanza di comunicazione li distrugge e allontana, fino alla volta successiva in cui saranno i loro corpi a pretendere un contatto sincero. Nonostante i fraintendimenti, le bugie, le colpe.

«Perché non poteva lasciarci almeno un angolo dove poter essere felici? Una finestra.»
«Ti sbagli» la correggo. «A lui piaceva vederti ridere, così lo ringraziavi.»
«Allora perché? Glielo avevo detto che mi piaceva e che venivo quando avevo degli incubi o non riuscivo a dormire. Ma l’ha tolta lo stesso!»
Scuoto la testa senza staccarmi da lei e con un sorriso dal sapore amaro.
«Aveva visto felice me e questo no, non gli piaceva.»
Sonia socchiude le palpebre e affila lo sguardo. Una gatta pronta ad attaccare un cane randagio, perché lo sa che questo cane glielo lascerà fare. Invece, si fionda sulla mia bocca. Ricambio stordito e lei si allontana.
«Allora devi essere felice» dichiara con una sicurezza assurda.
Come potrei mai esserlo?
Le sue mani scendono e si muovono agili nello sbottonare i jeans. Un brivido mi attraversa, quando con le dita mi sfiora il cazzo, che reagisce subito al suo richiamo. Si sposta ancora per abbassarsi, ma le afferro le spalle.
«No» le intimo, riportandola vicino a me.
«Perché?»
«Abbracciami.»
Le si forma una ruga tra gli occhi, mentre sbatte le palpebre un paio di volte. Tentenna, ma non posso ripetere, non ci riesco e forse lo intuisce. Mi stringe e affonda la faccia nell’incavo del collo, io nei suoi capelli. Da quanto non chiedevo un gesto tanto semplice? Non me lo ricordo, però è quello che voglio. Ora, che non so più nemmeno dire che le voglio bene, che ho bisogno di lei.
Cosa cazzo devo fare?
Scoprire cosa ha fatto. Sì. Dopo.
Parlare, non scopare. Dopo.
Respirare. Adesso.

Sono proprio le colpe, che tormentano come una lama nella ferita, ad aver scombinato tutto, fin dall’inizio. Colpe che si inseguono, tra giustificabile e ingiustificabile, passando da testa a testa, in un groviglio di nodi dolorosi che tirano per emergere contemporaneamente. Colpa di una debolezza, di una violenza, di una cieca paura del dolore, fino alla colpa del mancato coraggio, di quella forza per opporsi e mettere un punto fermo e definitivo alla situazione. 

Il sesto capitolo del libro di Chiara Casalini mette in risalto candidamente l’ossessione dei protagonisti, il voler fuggire dagli sbagli di chi è stato adulto prima di loro ma ricadendo nei ricordi crudeli di un’infanzia rovinata. Non è facile accettare ciò che c’è stato e “Perché?” è una domanda che infetta, contaminando la purezza di anime che vorrebbero soltanto vivere senza preoccupazioni così grandi che andrebbero semplicemente dimenticate.

La soluzione sembra ben lontana dal rivelarsi e per raggiungerla è necessario fare i conti ancora una volta con tutto ciò che c’è stato, per fare pace con sé stessi e arrivare a capire che non ci sono vere colpe nella loro identità e in ciò che sentono. Sono le colpe degli altri ad aver creato degli incubi nel tranquillo cielo puntinato di stelle che vorrebbe essere il loro legame.

Review Party: Recensione di “La figlia del diavolo” di Lisa Kleypas

Un amore intenso legava Phoebe a Henry, suo amico d’infanzia che oltre alla felicità del matrimonio ha donato alla donna due splendidi figli. Nonostante il dolore, si trova ora ad affrontare il viaggio che la porterà a un altro matrimonio, quello che unirà per sempre il fratello Gabriel alla sua sposa, Pandora Ravenel. Qui fa la conoscenza di West Ravenel, uomo tutto d’un pezzo e dal passato turbolento, che vede in lei una donna attraente per il carisma e che vorrà assolutamente conquistare. Tutt’altre sono però le intenzioni di Phoebe,  che non cederà alle attenzioni dell’uomo, memore del fatto che in giovane età Henry sia stato vittima dei soprusi del signor Ravenel. Ma West è intenzionato a lasciarsi i tormenti passati alle spalle, dimenticare tutti gli errori commessi ed essere una persona migliore, degno di stima e in grado di assumersi delle responsabilità.

Torna in Italia la regina del genere regency! I romanzi di Lisa Kleypas rappresentano una pausa leggera da letture più corpose e impegnative, un’immersione in storie frenetiche e travagliate ma che hanno come punto focale l’amore e come questo migliora i personaggi dell’autrice. Con “La figlia del diavolo” ritroviamo vecchie conoscenze della saga dei Ravenel da un punto di vista differente, lasciando più spazio a nuovi personaggi di vivere la propria storia. Phoebe, figlia di Evie e Sebastian, ricorda fisicamente e caratterialmente i propri genitori e ha come punto di forza un senso di lealtà che va oltre i limiti: l’amore provato per Henry non l’abbandona dopo la morte, soprattutto per ciò che hanno passato e per una promessa mantenuta negli ultimi istanti di vita dell’uomo. Anche dopo il periodo di lutto, tornare a vivere la società è complesso, soprattutto quando si ricevono delle attenzioni da parte di qualcun altro. Phoebe e West vivono una situazione di conflitto, data soprattutto da ciò che caratterizza il loro passato. West è un personaggio incredibilmente caratterizzato, soprattutto per il passaggio da uomo sregolato a uomo responsabile, che affronta da solo dopo la presa di coscienza della quantità di egoismo che ha diffuso nella sua vita. La chimica tra i due è intensa, soprattutto quando Phoebe mette da parte il rancore per aprire il proprio cuore a nuove prospettive di felicità. “La figlia del diavolo” è una storia improntata sul cambiamento e sulla volontà di passare da una situazione di difficoltà a una nettamente migliore, contando sulle individuali possibilità evitando il concept della coppia che si salva vicendevolmente. La Kleypas ha uno stile di scrittura semplice e scorrevole, che rende la lettura di tutti i suoi libri leggera ma al tempo stesso interessante da seguire.

Recensione: “Primordia – L’Alleanza” di J.A. Windgale

In un mondo in cui umani e creature fantastiche coesistono, Fendra ha un unico scopo: entrare a far parte dell’accademia di Asterya per addestrarsi a combattere i mostri che attanagliano il mondo di Primordia. Lei li conosce bene, quei mostri, ombre del passato che la minacciano negli incubi, giorno e notte. Le stesse ombre che hanno distrutto l’Alleanza tra i regni anni orsono e che non hanno mai smesso di diffondere il male attraverso la magia oscura. C’è bisogno di coraggio, determinazione e un’incredibile forza interiore, che la ragazza dovrà trovare per non soccombere definitivamente. Grazie al potere dell’amicizia, un legame forse più forte di qualsiasi magia, potrà sostenere i suoi nobili intenti.

Con uno stile scorrevole e un’ambientazione intrigante e oscura, J.A. Windgale esordisce oggi con il primo libro della sua serie fantasy, che ricalca gli elementi tipici del genere epico offrendo una storia appassionante e mai banale. Il mondo di Primordia è fatto di luci e ombre, entrambi fattori che affascinano e influenzano il mood della lettura, mantenendo alta l’attenzione del lettore, che non può staccare gli occhi dalle pagine. Con quest’opera sono tornata a provare le stesse emozioni di meraviglia che sentivo da bambina, quando mi approcciavo per le prime volte al fantasy e rimanevo rapita dalle prodezze dei personaggi e dagli ostacoli che questi si trovavano ad affrontare. Fendra è una protagonista che ha carattere da vendere e non ha paura a mostrarlo, nonostante le fragilità che cerca il più possibile di tenere per sé. La purezza dei suoi obiettivi la porta a sacrificare il rapporto con la sua famiglia, lasciando la mamma e la sorella per arruolarsi e diventare un Aster. Non è una scelta presa così a cuor leggero e attraverso i suoi pensieri si percepisce ogni istante di dolore, sconforto e disperazione, oltre che di speranza e gioia. Seguirla non stanca né fa irritare il lettore, perché ogni sua scelta è dettata dalla logica degli eventi, anche quando sembra che sia la follia a prendere il sopravvento. I dettami della magia sono molto curati e invogliano ad approfondire la conoscenza come se davvero potessimo consultare i libri di testo dell’Accademia. Tra le conoscenze con cui la ragazza interagirà maggiormente, spicca su tutte Drewan, a cui mi sono particolarmente affezionata per il suo modo di porsi, che solo in apparenza sembra andare contro la purezza dei suoi ideali quando invece è una salda roccia a cui aggrapparsi nel fiume in piena della guerra. I nemici, detti Morhn, spiazzano per la cura della loro caratterizzazione, che fa risaltare il senso di paura che devono trasmettere e il pericolo che rappresentano: perdere sé stessi e non fare più ritorno dall’oscurità. Sono nemici palpabili, che soffiano costantemente sul collo dei personaggi per ricordare loro che in qualunque momento possono essere attaccati e sconfitti, quando nessuno se lo aspetta, anche nel momento di massima luce.

“Primordia. L’Alleanza” è un esempio di quanto si possa ancora offrire al pubblico un fantasy che merita di essere letto, soprattutto quando è uno scrittore nostrano a scriverlo, che si mette in gioco per mostrare a tutti quanto sia forte il potere della sua immaginazione. Con questo primo libro, J.A. Windgale non delude le aspettative che avevo su di lei e mi porta ad attendere trepidante il prossimo libro di questa nuova e interessante serie.