Nel piccolo paese catalano di Caldes de Malavella vive il giovane Mateu della Mina, colui che viene da tutti soprannominato “Il figlio dell’italiano”. Si dice, infatti, che lui sia figlio di un soldato sopravvissuto a un bombardamento nel ’43 su Roma, uno dei pochi fortunati scampati alla violenza nazista.
Diversi anni dopo e ormai adulto, Mateu decide di intraprendere il viaggio che lo porterà non solo alla scoperta delle sue origini ma anche a contatto con altre famiglie di sopravvissuti, rimasti in vita grazie alla bontà di coloro che hanno avuto il coraggio di dare loro un rifugio.
Con uno stile semplice e scorrevole, Nadal ha creato un’opera letteraria che rende giustizia a uno scorcio dei protagonisti della storia rimasti sempre nell’ombra, perché non hanno compiuto gesta eroiche tanto da diventare memorabili e simboliche. Eppure, se non fosse stato per l’eroismo delle persone che hanno agito nel bene piuttosto che voltare la testa dall’altra parte, probabilmente la guerra avrebbe mietuto molte più vittime.
Mateu si trova in una condizione di vita che gli sta stretta e che non riesce a comprendere davvero, perché privo del coraggio di chiedere a sua madre prima di morire molte più informazioni in merito al suo passato. Quello che intraprende è un viaggio di formazione che saprà cambiarlo e renderlo più cosciente di chi è, nonostante sia già un adulto e il periodo di crescita sia stato già in teoria affrontato. Riesce in questo attraverso l’interazione con uomini e donne che sanno comprenderlo e che aprono il proprio cuore raccontandosi a vicenda, in un confronto che più che essere fatto di parole è costituito da gesti e silenzi, che valgono molto più di qualsiasi cosa detta e toccano con maggiore forza l’anima.
Ogni storia sa trasmettere emozioni intense al lettore, che si ritrova a soffermarsi su ogni persona e riflettere, fino a immedesimarsi e a provare, in qualche modo, ciò che loro hanno provato realmente sulla propria pelle.
I riferimenti storici e i richiami tipici all’Italia danno un sentore di casa a chi in questo paese ci vive, sentendo proprio questo libro come un elemento che rende la penisola sì un luogo che ha ferito ferito ed è stato ferito ma anche di cui andare orgogliosi per quel briciolo di umanità disseminato di regione in regione.
Sembra proprio il viaggio dell'eroe, una metafora del rito di iniziazione all'età adulta che veniva praticato anticamente presso diverse civiltà. Suggestivo senza dubbio.