« Quando consentiamo che gli altri vengano maltrattati siamo tutti coinvolti. L’assenza di compassione può corrompere la dignità di una comunità, di uno Stato, di una nazione. Finché tutti soffriamo della mancanza di pietà e condanniamo noi stessi tanto quanto rendiamo vittime gli altri, la paura e la rabbia possono renderci vendicativi e violenti, ingiusti e scorretti. »
Attraverso la sua opera, “Il diritto di opporsi”, l’autore fa un’esamina minuziosa della storia dell’incarcerazione dal momento in cui lui, per primo, ha a che fare con un prigioniero la cui condanna a morte è stata posticipata di almeno un anno. Quel primo incontro è per lui illuminante e sorprendente, e lo spinge a continuare sulla strada della Legge, ma soprattutto a inseguire i diritti umani che questo comporta. Le pene capitali Americane sono brutali, retrograde e ingiuste soprattutto agli occhi di chi ha vissuto in un paese dove la morte per i crimini non è contemplata. Lui però ha sempre vissuto in una realtà in cui questo è normale, ma non così tanto come parrebbe.
Al fianco di questa tematica, Stevenson vive inoltre la lotta al razzismo, che può toccare con mano essendo lui nato con la pelle di un colore che ha sempre suscitato il pregiudizio di tanti e le reazioni violente di molti, più di quanti se ne possa quantificare. L’autore fa di tutto questo una ragione di vita e lotta ogni giorno per rendere umano un sistema giudiziario che non riflette l’umanità, la carità, la fiducia nel prossimo. L’avvocato cerca di denunciare i sotterfugi per incastrare un imputato, la falsificazione di prove, i cavilli a cui aggrapparsi sia per accusare che per difendere, su un costante filo del rasoio che trasmette ogni istante di tensione e timore per il futuro.
“Il diritto di opporsi” è una riflessione sul significato di essere umani e il tutto viene trasmesso attraverso un linguaggio alla portata di tutti, senza esagerare con tecnicismi che solo gli “addetti ai lavori” possono davvero capire. Questa è un’opera per tutti e che tutti dovrebbero leggere almeno una volta, nonostante un ritmo lento dato dall’analisi minuziosa della storia stessa. Non è una storia semplice da seguire, richiede molta concentrazione e impegno, ripagati alla fine da un senso di speranza che potrebbe davvero cambiare il modo di pensare generale e incoraggiare a non abbassare la testa di fronte alle ingiustizie.