« Quando fosse diventata una Predatrice come lui, avrebbe smesso di preoccuparsi così tanto. I nati una sola volta erano fragili, vulnerabili; provare affetto per uno di loro era un’agonia. »
È quasi impossibile crederlo, ma è proprio così: la storia di Hester, Tom, Wren e Theo è giunta a conclusione, mesi dopo la fine del terzo libro, dove tutto è cominciato: Londra. Intrighi politici e ragioni personali lottano per prevalere negli interessi personali dei personaggi, in un continuo conflitto apparentemente senza fine, logorando e rendendo impossibile avvistare un barlume di speranza all’orizzonte.
Il mondo creato da Reeve è ricco di particolari ma al tempo stesso ferito, decadente, sempre più in povertà. I personaggi, vecchi e nuovi, hanno in compenso una forza speciale, come se fossero predisposti ad affrontare i pericoli e le avversità, cercando pur sempre di mantenere i legami affettivi, nel tentativo di continuare a rimanere umani.
Nonostante questo, però, la dolcezza non è certo l’elemento predominante nella saga di Philip Reeve, che con uno stile graffiante e incisivo riesce ancora una volta ad emozionare in modo intenso. Inoltre, la critica che muove alla società fa riflettere inevitabilmente il lettore, che si domanda dove potrebbe finire il presente e se davvero si è così lontani dai pronostici dello scrittore. L’azione, ovviamente, accompagna i protagonisti verso un finale toccante e davvero soddisfacente: penso, però, di non averne abbastanza di questo meraviglioso mondo di metallo e vapore. Spero davvero di poterci tornare, con la trilogia prequel o, chissà, con un nuovo inaspettato seguito.
Ho sempre creduto in Macchine Mortali e finalmente anche in Italia può godere di un posto speciale nelle librerie dei fan!