Review Party: Recensione di “Loyalty” di Megan DeVos

« Chi decideva che una persona fosse più degna di sopravvivere rispetto a un’altra? Per morire bastava fare un passo a sinistra invece che a destra. Non c’era giustizia nel nostro mondo spietato e crudele. »

L’adrenalina che scorreva nelle vene di Grace e Hayden alla fine di Anarchy, torna pulsante, quasi assordante, in Loyalty. Il colpo subito dalla ragazza mette a repentaglio non solo la sua incolumità, ma anche il rapporto con Hayden che inizia a chiedersi se la scelta di Grace di rimanere con lui e la sua gente sia stata davvero la migliore per lei.
I rapporti tra Blackwing e Greystone, infatti, si sfaldano sempre di più, rendendo più reale e ravvicinato il pericolo di una guerra imminente. Hayden deve fare ciò che è meglio per il popolo, senza mettere il cuore e le priorità personali al primo posto. Ma come può essere possibile, quando i sentimenti crescono intensi a ogni alba? A chi, o cosa, è giusto rivolgere la propria lealtà?
Quando la tensione sale, scegliere diventa sempre più un qualcosa di vitale, agire il più velocemente possibile può determinare il confine tra la vita e la morte. Così come non c’è scampo dal fuggire continuamente a un conflitto, lo stesso vale quando si deve fare i conti con le proprie emozioni.
Se ogni storia scritta e raccontata deve effettivamente trasmettere delle sensazioni, positive o negative che siano, è anche vero che queste devono essere dilazionate con criterio, in modo da non scavalcare i veri avvenimenti che devono tenere in piedi il libro. Come con Anarchy, anche in Loyalty le scene di tensione romantica e erotica tra i due protagonisti sono utilizzate in modo spropositato e quasi inappropriato, lasciando che il resto scorra più lentamente fino a ridursi a una manciata di colpi di scena per libro. Spero che nei successivi capitoli non venga a ripresentarsi ancora questa sensazione, il mio timore è che si arrivi alla conclusione della serie in modo frettoloso e raffazzonato, che rovinerebbe ciò che di positivo è stato creato dall’autrice.
In generale “Loyalty” si conferma essere un secondo capitolo coinvolgente, soprattutto perché la DeVos sa come creare dei cliffhanger che non possono permetterti di abbandonare la serie tanto facilmente.

Blog Tour: “La Leggenda di Kingdom Hearts: Libro I – Creazione” – Luce: Sora, il Detentore del Keyblade



Titolo: La Leggenda di Kingdom Hearts: Volume I – Creazione
Prezzo: 24.90
EAN: 9788863554748
Editore: Multiplayer Edizioni
Genere: Saggistica
Pagine: 384
Formato: Copertina rigida
Lingua: Italiano
Traduttore: Paolo Martore
Data di pubblicazione: 06/06/2019
NOTA IMPORTANTE:
Dal 6 giugno il volume sarà disponibile in esclusiva su Multiplayer.com. Il libro in libreria uscirà invece il 12 settembre.

Trama:
Tetsuya Nomura deve la sua popolarità ai personaggi che ha disegnato per la serie di Final Fantasy. Tuttavia, è molto più di un semplice character designer. Il suo coinvolgimento e la sua influenza sono tangibili nel cuore di Square Enix e persino nell’intera industria giapponese dei videogiochi.

Con il tempo, è riuscito e non senza malizia, a convincere il più grande impero dell’intrattenimento mondiale, ovvero Disney, a piegarsi al suo genio per dare vita a una delle opere più significative del nostro tempo.

Era davvero impossibile concentrare tutto in un unico libro e ignorare ogni minimo dettaglio della genesi di Kingdom Hearts. Il Volume I, vi racconterà tutto quello che c’è da sapere sull’origine di questa serie, unica nel suo genere.


« La paura è l’oscura prigione della luce. Il coraggio è la chiave. »

Mi piace poter iniziare questa tappa del Blog Tour citando una delle frasi più significative della saga di “Kingdom Hearts”. Luce e oscurità rappresentano un binomio fondamentale all’interno della storia, ma è davvero così netta questa distinzione?

Colui che più di chiunque altro rappresenta la luce è il protagonista dei videogiochi: Sora, il Portatore del Keyblade. In pieno stile Disney, ma anche ricalcando un immaginario tipico di molti personaggi dei manga e anime giapponesi, viene presentato come un quattordicenne allegro e solare, piuttosto sbadato in certe occasioni ma assolutamente leale nei confronti dei suoi amici, con un senso della giustizia intaccabile. Vive da sempre su quelle che vengono denominate le Isole del Destino, luogo circondato dall’oceano fino a perdita d’occhio, in compagnia di Kairi e Riku, i suoi migliori amici.
Il trio ha un unico, intenso desiderio: prendere il largo ed esplorare il mondo esterno. Ma durante la notte prima della partenza, una tempesta attira l’attenzione di Sora, che corre alla spiaggia alla ricerca degli amici. “La porta si è aperta…”, questo è ciò che dice Riku, osservando l’oscurità apparsa sopra alle Isole accerchiarli sempre più. È in quel momento che in Sora si fa strada la luce e si ritrova a brandire per la prima volta il Keyblade, l’arma che può indebolire l’oscurità stessa e sconfiggerla. Il primo combattimento contro gli Heartless, però, risulta vano; le Isole del Destino vengono inghiottite dall’oscurità e lui finisce catapultato in un altro mondo: la Città di Mezzo.
Qui apprende la natura del Keyblade e la minaccia rappresentata dagli Heartless. Lui è il Prescelto, colui che ha il potere di sigillare i cuori dei Mondi. Per far fronte a questa missione e contemporaneamente ritrovare Riku e Kairi, andati dispersi, il ragazzo potrà avere il supporto di due nuovi compagni di viaggio: Paperino e Pippo, che riconoscono il Keyblade tra le sue mani e quindi comprendono che è lui il Custode che stavano cercando.
Tutto il resto è storia.
Uno degli aspetti più positivi di “Kingdom Hearts” è la conoscenza dei personaggi a tutto tondo.
Per Sora l’amicizia è un elemento fondamentale, mostrato attraverso l’emotività, l’intraprendenza e la disponibilità totale verso chi è in difficoltà e ha bisogno di aiuto. Non solo ha come obiettivo ritrovare le persone che sono sempre state con lui, ma per ogni personaggio crea un legame speciale e unico. La caparbietà lo porta a non arrendersi e a credere che anche nell’oscurità più profonda possa esserci la luce, come quando in “Kingdom Hearts II” finisce insieme a Riku nella parte più bassa del Regno dell’Oscurità.

Ma Sora non è perfetto: come tutti, ha dei difetti che in più occasioni emergono. La sua ingenuità lo porta diverse volte a prendere decisioni avventate, o peggio, a dimenticarsi di compiti molto importanti come mantenere l’equilibrio dei mondi. Sigillare i mondi, infatti, deve rimanere una missione segreta di cui solo lui, Pippo e Paperino ne sono a conoscenza. Per questo, modificano ogni volta il loro aspetto, che camuffano a regola d’arte in base all’ambientazione del mondo su cui atterrano. Il lato più immaturo e infantile del suo carattere crea spesso dei siparietti comici e frivoli durante il corso della storia, come le continue discussioni con il brontolone Paperino o la creazione di nomignoli identificativi, come la squadra di Keyblade Hero 3 nel mondo di San Franstokyo in “Kingdom Hearts III”.

Con i due personaggi spalla, Paperino e Pippo, Sora stringe un’amicizia speciale e quasi fraterna. Non mancano le discussioni, certo, ma quando è il momento di unirsi si sostengono sempre e a qualsiasi costo. Anche quando sono costretti a separarsi, si promettono di ritrovarsi alla fine di una battaglia.
Il viaggio tra i mondi è colmo di ostacoli e difficoltà, e la volontà di Sora viene messa costantemente in discussione. Soprattutto di fronte a Riku, che in origine aveva abbracciato l’oscurità, il ragazzo si sente inizialmente sopraffatto, non all’altezza: Sora, infatti, si è visto sempre in difetto nei confronti dell’amico, perché fino a quella fatidica notte in cui i destini di tutti vengono messi in discussione, l’aveva considerato un modello da emulare per il suo essere fiero e sicuro di sé.
Ma l’esperienza intrapresa lo farà crescere nello spirito in un modo che non avrebbe mai potuto immaginare. Per proteggere gli altri, Sora vuole diventare sempre più forte e per raggiungere questo obiettivo trova un punto di riferimento in Hercules. Quello nel mondo dell’Olimpo è un percorso di crescita molto importante, oltre che ad essere un’occasione di riscatto personale: partendo come cucciolo di eroe in “Kingdom Hearts I”, il ragazzo riesce a diventare a tutti gli effetti un eroe soltanto in “Kingdom Hearts II”, per poi tornare a trovare Megafusto in “Kingdom Hearts II.9” e poter riacquistare la forza persa dopo il fallimentare Esame di Maestria a cui assistiamo in “Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance”.
Il legame dell’amicizia è ricorrente non solo per la sua forza ma anche per i ricordi del legame creato: in “Kingdom Hearts: Chain of Memories”, per esempio, nonostante la memoria fisica sia andata perduta, la potenza dell’unione condiziona in positivo gli incontri di Sora con i personaggi di Final Fantasy, che percepiscono che per loro lui sia qualcuno di importante e sono pronti a sostenerlo senza alcuna esitazione. Stessa cosa avviene all’interno del libro di Winnie the Pooh, che viene ricostruito dopo il furto delle pagine da parte degli Heartless in “Kingdom Hearts II” attraverso i sentimenti di affetto reciproco tra i personaggi e Sora.
Il ragazzo non è di certo uno che si dà per vinto, mai del tutto, grazie al legame che lo collega a tutte le persone che conosce e conoscerà. Questo perché Sora è di fatto la personificazione del legame tra tutti i personaggi.
Riku viene aiutato e aiuta Sora nel corso di tutti i capitoli, valorizzando così la loro amicizia; Kairi è la luce che Sora insegue in tutti i capitoli (oltre a far nascere un legame affettivo che va oltre l’amicizia); Pippo e Paperino all’inizio cercano Sora solo per il Keyblade (denotando un legame in principio superficiale) per poi diventare i compagni di squadra irremovibili e a protezione dell’amico.
In “Kingdom Hearts: Birth by Sleep” vediamo come Sora sarà la chiave per salvare Aqua, Terra e Ventus dall’Oscurità. Non solo in senso metaforico a livello di cuore, ma anche in senso fisico, in quanto il Reame dell’Oscurità è il più potente e pericoloso di tutti. Così come Ventus è legato in particolar modo a Sora, Terra lo è con Riku e Aqua con Kairi.
Xion nasce dai ricordi che Sora ha di Kairi; Naminé, che è parte di Kairi ma strettamente collegata a Sora, è colei che permette il risveglio di Sora nel Castello dell’Oblio. Roxas è il Nessuno di Sora, mentre Vanitas è legato alla pura oscurità che si trovava nel cuore di Ventus, motivo per cui, a parti invertite, Vanitas ha il volto di Sora e Ventus quello di Roxas.
Axel è sulle tracce di Sora per riavere indietro l’amico Roxas, l’Organizzazione XIII è interessata ai cuori che libera Sora per ricreare in qualche modo il Kingdom Hearts e successivamente Maestro Xehanort vuole Sora stesso come recipiente delle tredici oscurità.

Topolino è legato a Sora perché è lui che manda alla sua ricerca Pippo e Paperino. In più, il Keyblade di Sora e il Keyblade del Regno dell’Oscurità di Topolino sono complementari e permettono la chiusura della porta di Kingdom Hearts.
Il Giovane Eraqus e il Giovane Xehanort muovono le pedine degli scacchi simbolo della battaglia finale: quella che porta Eraqus a vincere è proprio Sora.

Non solo Sora è legato a tutti questi personaggi, si può dire che il suo cuore sia legato in particolar modo a quelli di Ventus, Roxas e Xion: il primo ha trovato rifugio in Sora nei momenti di maggiore difficoltà, gli altri due per motivi che vanno oltre la volontà del Prescelto di aiutare gli altri. In quanto Nessuno, sia Roxas che Xion non dovrebbero provare emozioni, ma grazie a lui iniziano a a sviluppare un forte legame.

Ritengo che per quanto riguarda l’elemento della Luce, Sora abbia altrettante nette distinzioni.
Ha in sé “la luce della forza”, data dagli amici: “I miei amici sono il mio potere” è un’altra frase ricorrente in tutti gli episodi, perché è grazie a loro se lui riesce a trovare in sé quella forza insita che gli serve per risollevarsi e per far fronte alle manipolazioni messe in atto dall’antagonista più oscuro, colui che supera in intenti anche i villain dei mondi esplorati: Xehanort, il Maestro che desidera aprire il Kingdom Hearts e resettare il mondo con il suo potere.
In “Kingdom Hearts I” Sora torna in possesso del Keyblade, sottrattogli dal Dark Riku, dopo essere stato protetto da Paperino e Pippo. In “Kingdom Hearts: Re Coded” il supporto di Pippo, Paperino e Topolino a Data Sora, creato virtualmente attraverso la codificazione digitale del Grillario del Grillo Parlante, gli permette di combattere e sconfiggere il virus che danneggia le informazioni scritte all’interno delle sue pagine.
Le invocazioni permesse dal Gameplay, così come altri elementi narrativi presenti nell’ultimo capitolo uscito ma che non starò a svelare, fanno capire che c’è appunto un legame di amicizia tra lui e i vari mondi, tanto da andare in supporto a Sora durante i combattimenti.
Poi c’è “la luce del desiderio”, che è la luce che Sora insegue: la luce della Settima Principessa del Cuore, Kairi, che lui cerca tanto da essere disposto, in “Kingdom Hearts I”, a sacrificare il proprio cuore pur di liberare il suo, rimasto dormiente all’interno del ragazzo dopo aver lasciato le Isole del Destino.

Proprio sul finale del primo videogioco, i due sono costretti a separarsi di nuovo, ma con la promessa fatta da Sora che riuscirà a tornare da lei. In “Kingdom Hearts: Chain of Memories”, nonostante i suoi ricordi siano stati modificati da Naminé, Sora riesce a ricordarsi di Kairi, rafforzando ancora di più l’importanza del loro rapporto.

Infine, “la luce della salvezza”, che è quella che salva Sora nei momenti difficili e che è rappresentata da Riku: nel primo capitolo della saga, lui viene aiutato a uscire dal Mondo del Caos dopo la battaglia contro Ansem. In “Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance”, è Riku ad andare in soccorso di Sora e a risvegliarlo dall’abisso in cui era caduto.

È soprattutto per quest’ultimo avvenimento che si può affermare che Sora nonostante sia un Possessore del Keyblade è sempre diviso tra luce e oscurità. Nel corso della storia, il dubbio è una costante e lo porta in alcune occasioni ad accettare l’oscurità: in “Kingdom Hearts I”, l’ombra d’oscurità che si trova sull’Isola Che Non C’è ha proprio le sembianze del ragazzo e anticipa il destino che lo riguarda una volta essersi sacrificato per Kairi: diventare lui stesso un Heartless.

Ancora, nel Mondo del Caos per poter sigillare la Porta dell’Oscurità, Sora trova la motivazione per non arrendersi quando è Riku ad incitarlo, dicendogli che insieme possono farcela.
In “Kingdom Hearts II”, Saix rivela a Sora che sconfiggendo gli Heartless libererà i loro cuori che, unendosi, creano l’Oscurità che può permettere a Kingdom Hearts di aprirsi. Sora è turbato da ciò che gli viene detto, tanto da farsi assalire volontariamente dagli Heartless subito dopo, pur di non andare ad alimentare l’oscurità che tanto stava cercando di sconfiggere. Solo grazie all’intervento di Malefica, il ragazzo torna lucido e pronto a riprendere la missione.
Il Gameplay, inoltre, prevede l’utilizzo dell’Antifusione e della Fusione Furore, che si traducono nella relazione tra Sora e l’ausilio che trova nell’uso dell’oscurità nei combattimenti.

In “Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance”, come accennato prima, Sora si fa ingenuamente ingannare dall’Organizzazione XIII e l’oscurità prende il sopravvento, facendolo diventare un possibile contenitore del Maestro Xehanort. Sora cade in un sonno profondo, risvegliandosi solo dopo che Riku è riuscito a sconfiggere l’Oscurità che albergava nel suo cuore.

Indebolito da quanto avvenuto durante la prova per diventare Maestro del Keyblade, il ragazzo si trova costretto a ricominciare da capo e recuperare l’energia perduta alla volta di vecchi e nuovi mondi esplorabili.

Questa è la sua missione ultima: combattere al fianco dei propri compagni e alleati per poter salvare e far tornare alla luce coloro che in passato si sono battuti affidandosi ciecamente a lui. Sprigionando così quella luce intensa che alberga anche nell’oscurità più buia.