Acquistai “Città degli angeli caduti” con un misto di emozione e terrore. Questo perché rappresentava l’inizio di una nuova avventura nell’universo degli Shadowhunters, che poteva rivelarsi vincente quanto catastrofica. Ebbene, lo completai nel giro di una notte, perché proprio non riuscivo a smettere. E così, con un “finisco questo capitolo e poi basta” dopo l’altro, mi sono addentrata ancora una volta nelle vicende di Clary, Jace e tutti gli altri, rendendomi conto fin da subito che Cassandra non mi avrebbe deluso. Gli spunti narrativi si collegano perfettamente al finale del libro precedente, che nascono sì come conseguenze di ciò che è accaduto ma aprendo a un futuro totalmente da scoprire.
Il rapporto tra i personaggi evolve in un modo inaspettato e tutti riescono finalmente ad avere una loro dimensione nella storia. Come già accennavo, la coppia protagonista non mi ha mai entusiasmato più di tanto (non tanto perché non fosse descritta bene, ma proprio per un sentore personale), per cui sapere molto di più delle relazioni di Simon, o Alec, o Jocelyn, mi ha intrigato molto, facendomi promuovere a pieni voti questo nuovo inizio.
Una precisazione, però, tengo a farla. Per quanto questo primo cofanetto in uscita racchiude i sei libri che seguono le vicende di New York, Cassandra Clare pubblicò questi nuovi tre libri alternandoli alla pubblicazione della trilogia delle Origini (che con la nuova pubblicazione prenderà il nome originale, The Infernal Devices) ambientata nella Londra Vittoriana, nonché la mia serie preferita in assoluto di questa vasta saga. Lo dico perché soprattutto con i prossimi due libri di cui parleremo nei giorni a venire ci sono dei riferimenti sempre più grandi a personaggi o avvenimenti legati a questa, che sono fondamentali per capire alcuni passaggi della serie di The Mortal Instruments da qui in avanti.