Quando si pensa agli horror e agli zombie, si sa quanto George Romero sia un caposaldo di questo genere tanto amato o odiato. Per quel che mi riguarda ho un rapporto conflittuale, perché solo sotto specifiche vesti riesco davvero ad apprezzarlo.
Fortunatamente, posso dire che “I morti viventi” rientra nelle opere che alimentano positivamente l’interesse verso tale genere, facendomelo osservare sotto una prospettiva differente, che ha saputo farmi riflettere sulla mia posizione in merito.
Il romanzo scritto da Romero, e portato a conclusione da Daniel Kraus, è un meraviglioso e dettagliato affresco di una storia che parrebbe in apparenza classica, ripetitiva, già scritta e riscritta, ma che pian piano svela tutti gli assi nella manica che hanno reso il maestro grande, calando il lettore in un’atmosfera da brividi che fa raggelare il sangue.
Sensazioni che accompagnano gli ignari personaggi verso la scoperta di qualcosa che parrebbe appartenere solo alla sfera fantastica, ma che prende sempre più piede, assumendo la forma di veri e propri morti che tornano alla vita.
Negli anni la figura dello zombie ha preso sempre più piede anche a livello mediatico, grazie a prodotti meritevoli che hanno avuto, attraverso diversi canali, un successo mondiale che perdura ancora dopo anni. Si pensa, quindi, di avere ormai esperienza con loro e di essere sicuri di saperne tutto e di non potersi più sorprendere.
Eppure, scoprirete subito quanto questa opinione sia sbagliata, perché questo incredibile romanzo solleverà di peso ogni certezza scaraventandola lontano, ribaltando ogni situazione ovvia in qualcosa di mai visto e che prenderebbe alla sprovvista chiunque, anche il più esperto.
L’opera di Romero nutre l’animo portando a superare i propri limiti e soddisfacendo, per essere riusciti nell’impresa di portare a termine una lettura mastodontica fisicamente e mentalmente. Questa è una lettura che a mio parere va centellinata, per non accorgersi dello scorrere del tempo e delle pagine, assumendo sempre più ritmo, fino alla sua inevitabile conclusione.
Ogni elemento, dalle descrizioni, alla trama, ai personaggi, sono dannatamente curati e interessanti: ognuno di questi fa capire quanto davvero sia arduo scrivere un libro, che contiene infine ogni sforzo protratto e ogni pensiero versato su carta, rimodellato, eliminato e approvato che sia.
“I morti viventi” sarà di certo amato da tutti coloro che già apprezzano l’horror ma soprattutto da chi, a prescindere dal genere, sente il bisogno di farsi trasportare dalle emozioni senza controllo, provando le stesse anche una volta che si è usciti dal mondo su carta nel mondo reale.