Figlio mio,
tu ancora non sai di esistere.
Ma se in questo momento sto scrivendo proprio a te significa che da qualche parte, in un piccolo angolino di pensieri ed immaginazione, già sei parte della mia vita e soprattutto di questo mondo.
Quando nascerai, spero scoprirai di essere fortunato. La tua famiglia ti donerà amore e bontà, di questo ne sono certa. Imparerai a porti domande, a leggere ed informarti su ciò che ti circonda.
Mamma e papà ti proteggeranno, sempre.
Però, bambino mio, imparerai anche che dove c’è amore purtroppo può esserci odio. Imparerai che il mondo, come l’ho visto e come lo vedo io adesso, può essere spietato.
“Perché?”, ti chiederai.
Perché gli esseri umani sanno essere le creature più crudeli.
Sai come lo so? La storia me lo ha insegnato. E non parlo di una di quelle che ti racconterò prima di addormentarti; lascerò che almeno nei sogni tu possa sentirti al sicuro.
La storia è la storia dell’umanità, fatti realmente accaduti di cui tu verrai a conoscenza. Dovrai memorizzarli, capito? Io posso proteggerti dall’orrore, ma non da quello che ormai la storia si trascinerà fino alla fine dei tempi.
Devo ricordare e tramandare i ricordi, perché é questo che chi ha vissuto l’orrore sulla propria pelle mi ha insegnato.
Ricorda, affinché questo non venga ripetuto.
Imparerai che il potere acceca le persone e che, alcune di queste, sono state capaci di convincere i popoli che un uomo può prevalere su un altro. Perché lui ha la pelle chiara e l’altro no. Perché lui è biondo con occhi azzurri e l’altro no. E se non sei così, sei diverso, sei inferiore, Meriti di essere trattato peggio di un animale. Infine, meriti di morire, umiliato e distrutto.
Assurdo, vero? Eppure ti giuro che ci sono molti episodi, nella storia, che ti mostreranno quanto ho detto.
I sopravvissuti all’orrore non li conoscerai da vivi. Spero che per quando sarai un uomo l’orrore sia ben lontano dal tuo presente.
Ma nulla è certo, tesoro mio.
La felicità può esserti strappata via senza che tu possa fare qualcosa per riprenderla. Tutto può esserti strappato, ma tutto questo può ancora essere impedito.
Osserva le fotografie dei bambini con il ventre gonfio. Guarda negli occhi gli occhi spenti di donne nude che invano tentano di coprirsi il pube e il seno. Non dimenticare le fosse dei cadaveri, i soldati immobili a terra, il sangue innocente sparso.
Ricorda, ma non provare rabbia per chi ha permesso tutto questo. Cerca solo, nel tuo piccolo, di impedire che ciò che di male è stato fatto venga fatto ancora. Non abbassare il capo, sii un uomo fiero ma con umiltà. Imparalo subito così saprai trasmetterlo a tua volta.
Ti sento nella mia vita, un giorno ci abbracceremo. Potrò raccontarti le favole e farti vivere infinite avventure.
L’Olocausto nell’arte.
Ci sarebbero molte opere da citare, adatte per questa giornata, ma soprattutto da leggere e vedere almeno una volta nella vita. Quelle che seguono mi hanno accompagnato dall’infanzia fino ad oggi, lasciandomi momenti di infinita commozione e tristezza, ma anche forza per migliorare ciò che mi circonda.
Libri:
– “Viaggio verso il sereno” di Vanna Cercenà:
La vicenda narrata si ispira ad una storia vera accaduta durante la seconda guerra mondiale: nel maggio del 1940, mentre l’incubo nazista va attanagliando sempre più paesi del centro Europa, uno scalcagnato battello fluviale bulgaro parte da Bratislava seguendo il corso del Danubio, con a bordo un folto gruppo di ebrei diretti in Palestina.
– “Quando Hitler rubò il coniglio rosa” di Judith Kerr:
Si può essere felici lontano da casa? Anna e la sua famiglia, braccate dai nazisti, hanno dovuto lasciare Berlino e cambiare città più volte. Adattarsi non è facile. Ma la cosa più importante è restare insieme.
Graphic Novel:
– “Maus” di Art Spiegelman:
La storia di una famiglia ebraica tra gli anni del dopoguerra e il presente, fra la Germania nazista e gli Stati Uniti. Un padre, scampato all’Olocausto, una madre che non c’è più da troppo tempo e un figlio che fa il cartoonist e cerca di trovare un ponte che lo leghi alla vicenda indicibile del padre e gli permetta di ristabilire un rapporto con il genitore anziano. Una storia familiare sullo sfondo della più immane tragedia del Novecento. Raccontato nella forma del fumetto dove gli ebrei sono topi e i nazisti gatti.
– “Jan Karski, L’uomo che scoprì l’Olocausto” di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso
Evase da un gulag e dal ghetto di Varsavia, sopportò le torture delle SS e sfuggì al fuoco dei bombardamenti. Portava con sé una verità che avrebbe dovuto scuotere il mondo dalle fondamenta, ma una volta al cospetto dei potenti la sua voce si perse nell’incredulità e nell’indifferenza, schiacciata dalle ferree leggi della guerra. Queste sono le parole inascoltate del partigiano polacco che nel 1943 denunciò a Churchill e a Roosevelt gli orrori della Shoah. Questa è l’incredibile storia di Jan Karski.
Film:
– “Arrivederci ragazzi” di Louise Malle
In un collegio di Carmelitani il convittore Julien fa amicizia con un ragazzo ebreo, Bonnet, iscritto sotto falso nome. È il 1944 e la Francia è occupata dai nazisti. Il legame creato dai ragazzi verrà troncato dalla denuncia di un compagno, che, punito per aver praticato il mercato nero, decide di vendicarsi in questo modo del rettore, pur sapendo di coinvolgere così anche gli altri collegiali. La Gestapo arresta il direttore della scuola e tutti i ragazzi ebrei che vi sono nascosti.
– “La vita è bella” di Roberto Benigni
Orefice Guido, cameriere e poi libraio nell’Italia del ventennio, ha sposato una maestrina ricca, ed è ebreo. Esattamente come il suo vecchio zio, e come Orefice Giosué, il suo bambino. Come tutti gli ebrei, i tre sono stati caricati su un camion, poi su un treno, e portati in un campo di concentramento.
“…scarpa numero ventiquattro per l’eternità perché i piedini dei bambini morti non crescono…” da “Scarpette rosse” di J.Lussu |
Bellissimi e commuoventi pensieri!!