« …qualcosa dentro di me, più forte di una semplice sensazione, mi suggeriva che quello era solo l’inizio. L’inizio di una storia a cui non si può credere se non la si vive e a me stava capitando, solo che non mi era chiesto semplicemente di crederci: a me era chiesto di viverla e di farne parte. »
Il magico potere della lettura non è cosa che si presenta sempre. Ma nel momento in cui ho posato gli occhi sulle prime righe di “Nacheera” di Valentina Di Caro, mi sono sentita come trasportata in un mondo familiare. Sono tornata quella bambina che credeva nella meraviglia del fantastico, l’adolescente che desiderava scrivere storie e sognava un giorno di poterle pubblicare.
Una sensazione rara, “l’imprinting” tra me e questo libro. Perfino il forte elemento romantico non mi ha dato fastidio.
Il romanzo fantasy di Valentina parla di una giovane ragazza di nome Sara, una sognatrice che sa vivere con i piedi per terra. L’entrata in classe del nuovo arrivato Federico attira inspiegabilmente la sua attenzione: come se quella novità le fosse in qualche modo già conosciuta.
Federico, in realtà, è un paraninfo: una creatura magica che porta Sara nel mondo dei Nacheera, antico popolo di cui l’umanità ne ha perso le tracce nel tempo. Qui, la giovane scopre di essere la tredicesima Fata bianca, chiamata ad ascoltare le urla disperate della sua gente in cerca di aiuto contro la tirannia del malvagio Lorcan. Solo lei potrà essere in grado di sconfiggerlo e preservare la Sorgente dalla distruzione. Il percorso non sarà per niente facile, ma grazie all’ausilio di Federico, Sara affronterà le difficoltà e crescerà spiritualmente.
Il mondo creato dalla scrittrice è ricco di elementi tipici del fantastico, dai paesaggi suggestivi alle affascinanti creature. In questo si vede la cura della stesura del libro, durata diversi anni che sono certamente valsi alla causa.
La storia nel complesso è semplice e originale, piena di informazioni ed eventi che non permettono distrazioni.
Accanto all’avventura, non manca un messaggio ambientalista, volto al rispetto per la Natura di cui sempre più spesso l’uomo non dà conto. Questo comportamento lo ha portato a dimenticare un mondo costretto a restare parallelo, di una bellezza sconfinata di cui non meritiamo più la vista.
Magari le fate esistono davvero, ma non siamo più capaci di percepirle.
Ringrazio molto La Ponga Edizioni per avermi dato modo di leggere questo libro.