Uno dei più grandi “mea culpa” dal punto di vista della narrativa italiana è non aver mai letto nulla di Valentina D’Urbano fino a questo momento. L’ho sempre considerata una grande mancanza e ho sempre sperato che arrivasse l’occasione giusta da sola, senza forzare le circostanze. Mai scelta fu più giusta! “Tre gocce d’acqua” è un romanzo intenso in grado di distruggere dentro, ma da cui con naturalezza si può imparare e ricostruire la propria personalità.
La fama dell’autrice è davvero meritata: storco un po’ il naso di fronte alle acclamazioni ma sono molto felice quando queste non mi riempiono di aspettative sbagliate, deludendomi anziché conquistarmi. Valentina D’Urbano mi abbaglia con una storia di legami famigliari e fratellanza, elementi per me vitali a cui non resisto perché se non avessi i miei affetti sarei persa. L’autrice affronta tutto con una vena poetica disarmante, che colpisce il cuore con le parole giuste, riscaldando e sanando.
In questo libro si trova il vero Amore, in ogni sua forma possibile non importa quale. Semplicemente è fondamentale che un essere umano l’abbia nella propria vita a prescindere dal sangue, dalle origini, da qualsiasi cosa. Questa è una lezione che Celeste e Nadir dovranno imparare sulla propria pelle, non senza ostacoli. Così facendo costruiranno il loro destino e futuro, oltre la malattia e le discrepanze, oltre il negativo e tutto ciò che tenta di affogare.
Con “Tre gocce d’acqua” si cresce senza rendersene conto, un tesoro prezioso che migliora questo anno infausto, rischiarando il cielo e facendo nascere sul volto un sorriso sincero e speranzoso.