Se c’è un mezzo attraverso cui l’horror si è fatto strada conquistando le nostre menti è sicuramente attraverso l’arte e lo spettacolo. Due strumenti di comunicazione differenti, ma che sanno incutere emozioni forti e negative in modo fulminante, grazie in primo luogo al senso della vista che capta completamente ciò che si trova di fronte.
L’arte classica, in particolare, ha dei quadri celebri che è impossibile non conoscere: “L’urlo” di Edvard Munch è la distorsione fisica della paura stessa, un sentimento così forte da far perdere i contorni perfino alla realtà attorno al soggetto, che sembra bloccato in un momento eterno in cui non può smettere di trasmettere ciò che sta provando. Non servono effetti sonori: il silenzio è così assordante da sentire l’eco della sua disperazione.
“Saturno che divora i suoi figli” è sicuramente una delle opere più iconiche di Francisco Goya, in cui viene rappresentata la divinità nell’atto di ingoiare suo figlio. Questa è una scena che mette subito inquietudine e senso, per un gesto tanto violento, soprattutto di un padre verso la prole. Nel suo volto è ben visibile la ferocia che accompagna l’azione, è quasi possibile sentire il suono gutturale della fame e gli schizzi di sangue che copioso cola dal cadavere ormai smembrato. Non esiste eleganza alcuna, solo la potenza di un istante che rimane impresso nella retina e nello stomaco.
Mi piace parlare anche di arte contemporanea e ci sono degli artisti che sono veramente una bomba quanto si tratta di orrore. Zdzislaw Beksinski, per esempio, è stato un pittore polacco dal forte impatto emotivo. I suoi quadri sono assolutamente disturbanti e allucinanti, ho diversi libri raffiguranti in copertina le sue opere, come ad esempio qualche edizione dei romanzi di Lovecraft, con cui si sposano alla perfezione. Nei mondi da lui creati è come se non ci fossero regole, il caos regna sovrano realizzando il frutto degli incubi più terrificanti che si possano fare.
Ma i maestri indiscussi dell’arte horror sono a mio parere i giapponesi. Potrei stare a parlare per ore dell’argomento, ma ci tengo a citare almeno quattro mangaka che mi hanno conquistato tanti anni fa e che da allora seguo assiduamente.
Junji Ito è tra gli autori che negli ultimi anni sta sempre più cavalcando l’onda del successo. Soprattutto in Italia bisogna ringraziare case editrici come Jpop e Star Comics (ma prima fra tutte la Hazard) per aver portato praticamente in blocco quasi la totalità della sua bibliografia. Ito ha una vera passione per l’orrore, attraverso le sue tavole mostra con minuziosità raccapricciante i sentimenti umani tanto quanto i corpi, che si deformano fino a trasformarsi e diventare qualcosa di irriconoscibile. Negli ultimi anni ha collaborato con l’autore videoludico Hideo Kojima per “Death Stranding” ed è da poco trapelata la notizia che i due stanno realizzando un’opera horror basandosi sui disegni di Ito. Insomma, arte pura e grandissimo hype!!!
Per me è inoltre doveroso citare Shintaro Kago, probabilmente il mio artista preferito del genere e che ho avuto la straordinaria occasione di incontrare anni fa a Lucca Comics & Games. Kago ama il suo lavoro e seguirlo su instagram è giornalmente un piacere… se si ha lo stomaco forte. Una sola delle sue tavole è un programma assicurato, composto da terrore, eccentricità e paranoia.
Altri due specialisti dell’horror giapponese sono Kazuo Umezu e Suehiro Maruo. Entrambi calano le proprie storie in contesti surreali e impressionanti, in grado di far rivoltare le viscere fino addirittura a far distogliere lo sguardo dalle tavole, che balzano fuori dalla carta colpendo in pieno volto lo spettatore.
Ma l’horror non si manifesta solo attraverso il disegno, si può trovare anche negli spettacoli dal vivo.
Ho sempre e solo sentito pareri positivi e spero davvero di avere prima o poi occasione di testare personalmente gli show della compagnia che segue: il “Grand Guignol de Milan”. Me ne parlano da anni e mi mangio le mani per aver perso le molteplici occasioni, soprattutto ora che stiamo attraversando un periodo che ci priva di esperienze come questa. Tale gruppo attoriale è stanziato a Milano da diversi anni e, ispirandosi al teatro francese dell’Ottocento, porta avanti degli show intensi che riescono a coinvolgere con sorprendente facilità ogni genere di pubblico attraverso allestimenti dettagliati e interpretazioni talentuose e impressionanti. Più ci penso e più bramo la prima data disponibile cui poterli andare a vedere!
Penso infine di poter far rientrare nella categoria anche le associazioni di gioco di ruolo dal vivo che portano avanti dei live aventi alla base ambientazioni in cui si respira l’orrore. Camarilla Italia, di cui faccio parte da quasi dieci anni, porta avanti da sempre diverse cronache a tema Vampiri, adattando l’Italia ai giochi pubblicati in America dalla casa editrice White Wolf. Essendo eventi in cui l’improvvisazione attoriale è il principio, i giocatori sono in balia degli avvenimenti, reagendo sul momento a ciò che sta capitando e rimanendo fedeli alle reazioni dei personaggi interpretati. Le emozioni rimangono addosso anche dopo la conclusione delle sessioni, un’esperienza unica che continuerò a consigliare.
L’horror ha molte sfumature e sicuramente Stephen King ne è uno dei migliori rappresentanti. “Creepshow”, la graphic novel disegnata da Bernie Wrightson, ha la scrittura inconfondibile del Re, che riporta in auge il film omonimo degli anni ’80, il capolavoro visivo diretto da George A. Romero. Un’opera imperdibile per gli amanti del genere e degli autori citati e per tutti coloro che vogliono avvicinarsi a questo oscuro universo artistico.