Dopo essersi trasferito nella proprietà di Thrushcross Grange, il ricco Mr. Lockwood decide di andare a fare visita ai vicini, nell’imponente tenuta di di Wuthering Heights. Qui l’uomo fa la conoscenza della signora Nelly Dean, governante della casa, che inizia a narrargli i fatti riguardanti il proprietario della casa e coloro che lì vi hanno vissuto.
Ha così inizio l’intricata storia d’amore tra Heathcliff e Catherine, due anime legate da un destino tragico e violento che avrà grandi ripercussioni anche sulle loro famiglie.
Un’esperienza che ancora mi mancava era rileggere “Cime Tempestose” in età adulta. Ormai sono passati più di dieci anni da quando ho approcciato per la prima volta questo romanzo, una storia che è rimasta nel cuore e che credo porterò sempre nel mio personale bagaglio culturale. La passione che lega i protagonisti è ora ancora più chiara, così come il loro carattere che ora vedo sotto una luce totalmente diversa, più matura e coscienziosa. I fili che lentamente legano ogni personaggio sono stati ben orchestrati dalla Brontë, in un abile gioco di trama che fa sembrare tutto casuale e imprevedibile, ma che sciocca quando ogni pezzo va finalmente al suo posto componendo il quadro generale. A ogni azione c’è una conseguenza, così come per ogni ambiente nasce una persona che coltiva il proprio modo di pensare basandosi sugli insegnamenti e soprattutto su ciò che si è imparato cavandosela da soli. Il tempo passa frenetico e i personaggi evolvono con esso, prendendo coscienza di molti temi e assumendosi le responsabilità date dal nome e dalla posizione sociale. Non si può non empatizzare con i sentimenti provati da Catherine e Heathcliffe, che affrontano ogni difficoltà contando sull’amore reciproco nonostante tutte le circostanze siano loro avverse.
Ancora adesso Emily Brontë continua a far parlare di sé attraverso un romanzo incredibilmente vicino all’animo umano, che intrattiene e scalda il cuore nonostante l’utilizzo di toni freddi e aspri. L’atmosfera lugubre è per me il punto di forza dell’opera, che anziché appesantire pizzica la curiosità del lettore, che una volta intrapreso il viaggio non può fare altro che portarlo a conclusione.