Recensione: “Dov’è Alice?” di Stefania Siano

« Non ce l’avevo con te, ma con il mio coinquilino noioso e musone. Sai anche tu sei noiosetta e musona. Parlate tutti e due di razionalità, ma lo capite che la razionalità uccide la vita e la mente? »


“Dov’è Alice?”

Arianna è tormentata da questa domanda e dai ricordi dell’infanzia andati misteriosamente perduti. Si aggrappa solo a lei, alla sorellina di porcellana che suo padre le costruì anni addietro per farla sentire meno sola.

Alice è speciale, è una bambola vivente: mangia, pensa, ride e piange.

Il loro legame va ben oltre il rapporto giocattolo-padroncina, per questo Arianna è determinata a trovarla, attraversando su un Tartabus Città dei Sogni, in compagnia dei suoi due più cari amici.

Fino a che, un giorno, giunge in città un misterioso circo…

Stefania Siano è riuscita a tessere una deliziosa favola, con qualche rimando al classico di Carroll, che unisce l’innocenza fanciullesca a momenti cupi e tristi, quelli che vorremmo evitare ad ogni bambino, incapace di comprendere davvero ma con in mano le soluzioni più ovvie ai problemi.

Una nota di merito per Paola Siano, che è riuscita a conquistarmi al primo sguardo, con la sua semplice ma attraente copertina (e la meravigliosa illustrazione del Tartabus. Adorabile!). 
Il fascino legato a questa storia, è dato in particolar modo dall’ambientazione creata, un misto tra fantastico e futuristico. Tutto, qui, può accadere, ma la piccola Arianna dimostrerà una forte volontà e coraggio in mezzo alla Discarica dei Ricordi e nella Periferia Dormiveglia, in compagnia della Vecchia Sdentata e all’interno dello Zuccherificio, che chiede come compenso le risate previste durante la vita di un essere umano. 
Personalmente, è proprio questo luogo che mi ha maggiormente colpito; si può riassumere con questo breve dialogo:

“Per questo i clienti di prima erano così tristi?” chiede Leo.

“Sono affezionati” risponde un po’ indignato il negoziante, offeso dalla considerazione.

Il finale è qualcosa di inaspettato; la conferma del talento di una scrittrice al suo debutto che non si è lasciata condizionare da ciò che la circonda: ha permesso che la sua immaginazione scorresse, attraverso le parole, e giungesse ai lettori facendoli tornare bambini.

Infatti, per quanto la storia sia ispirata ad Alice nel Paese delle Meraviglie, non si appoggia totalmente ai riferimenti, anzi: questi vengono disseminati come piccoli fiocchi di neve nel corso della lettura, rafforzando una base di per sé solida e funzionante, senza imporsi troppo né calpestandola.

Questo libro è una storia per tutti, che insegna a non smettere di sognare ed arrendersi totalmente alla realtà.

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